Le accuse nei confronti dei cinque uomini accusati del tentato omicidio di Luigi Mancini, avvenuto lo scorso 12 novembre a Torre Annunziata, sembrano crollare. Il gip ha deciso di non convalidare il fermo per tutti e cinque i protagonisti, e ha addirittura revocato l’accusa di tentato omicidio per alcuni di loro.
Torre Annunziata, agguato al bar: scarcerati due dei fermati
Due dei cinque indagati, Alessio Amarante e Francesco Cherillo, entrambi giovanissimi rispettivamente di 26 e 20 anni, sono stati scarcerati. Tuttavia, Luigi Guida, Francesco Langella e Antonio Veropalumbo rimangono detenuti, ma non più per tentato omicidio bensì per il possesso della pistola utilizzata nell’aggressione a Mancini, aggravata dal metodo mafioso.
Il tentato omicidio di Luigi Mancini, vittima di 42 anni coinvolta in passato in reati legati al mondo della droga, è avvenuto nei pressi del bar “L’angolo del caffè” in via Fontana, dove era stato attirato con l’inganno. La ricostruzione degli eventi si basa sulle intercettazioni e sui video di sorveglianza, che hanno permesso agli inquirenti di identificare i membri del commando e la dinamica dell’agguato.
Il caso del raid contro un 42enne: revocata l’accusa di tentato omicidio
Interessante è il comportamento della vittima, che non ha fornito sostegno alle indagini, cambiando più volte versione senza rivelare dettagli precisi agli investigatori. Tuttavia, alcuni spunti sono emersi durante conversazioni con i parenti, tradendo una conoscenza degli aggressori.
I video registrati dalle telecamere mostrano chiaramente l’attesa del commando al bar, mentre l’arma passa di mano in mano fino all’arrivo di Mancini. Una volta giunto sul posto, Guida e Langella lo raggiungono su uno scooter, ma l’uomo si accorge della trappola troppo tardi e viene ferito.