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Blitz “Minefield”: tra gli indagati un “utilizzatore” di Castellammare

Frode fiscale e riciclaggio, i dettagli dell'operazione "Minefield": tra gli indagati un professionista "utilizzatore" di Castellammare di Stabia. Arrestato un soggetto legato alla camorra partenopea

Un professionista di Castellammare di Stabia nella lunga lista degli “utilizzatori” del sistema di frode fiscale: 108 gli indagati in tutta Italia; 81 le società coinvolte; 15 le misure cautelari eseguite. Tra i destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere anche un soggetto legato alla camorra partenopea già detenuto per altri reati.

Frode fiscale e riciclaggio, i dettagli dell’operazione “Minefield”

Sono solo alcuni dei numeri e dei dettagli dell’operazione “Minefield” che ieri ha visto impegnati oltre 350 militari tra Guardia di Finanza e Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Reggio Emilia. Un “campo minato” che parte proprio dal territorio emiliano per raggiungere ogni angolo del Paese, compresa la Calabria, la Campania e la Puglia.

Al centro dell’inchiesta, come già accennato, un articolato sistema di frode fiscale, ma non solo. Gli indagati sono accusati a vario titolo di estorsione, riciclaggio, auto-riciclaggio, bancarotta fraudolenta, indebita percezione di erogazioni pubbliche come la Naspi ed i bonus Covid, ed appropriazione indebita. L’associazione a delinquere è stata sgominata con l’esecuzione, da parte delle Fiamme Gialle dirette dal colonnello Ivan Bixio, di 15 misure cautelari (5 in carcere, 7 ai domiciliari, 1 obbligo di dimora, 3 misure interdittive). Sotto sequestro anche preziosi, orologi di valore e 22 kg di droga tra hashish e marijuana.

Tra gli indagati un professionista “utilizzatore” di Castellammare

L’associazione era stata in grado di infiltrare il tessuto economico regionale e nazionale attraverso il “lavoro” di soggetti calabresi originari di Cutro, professionisti calabresi e campani, soggetti nativi di Reggio Emilia ed altri originari della provincia di Foggia. “Core business” i reati tributari commessi mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Un giro d’affari enorme che ha toccato i settori dei servizi, della cantieristica, della manutenzione di macchinari industriali e pulizie, del noleggio di autovetture e di commercio all’ingrosso.

Il meccanismo prevedeva la creazione di società cartiere o l’acquisizione di società realmente esistenti poi destinate alla emissione di fatture false. Queste venivano poi intestate a prestanome, che agivano sotto le direttive loro impartite dai capi dell’organizzazione. È a questo punto che entravano in gioco i cosiddetti utilizzatori, come nel caso dell’indagato di Castellammare di Stabia, che tramite ditte utilizzavano appunto le fatture per operazioni inesistenti effettuando i relativi bonifici ad altre società del sodalizio. Il denaro veniva poi riconsegnato (sia tramite prelievi, in contanti quindi, sia attraverso altri bonifici o assegni) ai fruitori delle fatture emesse. Ovviamente, al netto della percentuale stabilita per il “servizio”.

Arrestato un soggetto legato alla camorra partenopea

L’inchiesta ha svelato anche che la richiesta e la percezione illecita dell’indennità di disoccupazione Naspi, per un valore di circa 60mila euro, e dei bonus Covid, per 72mila euro. Ricostruito anche un sistema di riciclaggio internazionale: i proventi illecitamente ottenuti venivano fatti confluire attraverso un sistema di scatole vuote prevalentemente verso il territorio bulgaro. Da qui, il denaro veniva inviato su ulteriori conti esteri o monetizzato, per essere poi reintrodotto fisicamente in Italia.

In altri casi, l’organizzazione criminale, per “ripulire” il denaro illecitamente ottenuto e reintrodurlo nei circuiti dell’economia legale nazionale, lo reinvestiva nell’acquisto di diamanti o preziosi ovvero in autovetture di lusso, acquistate in territorio austriaco e poi noleggiate sul territorio reggiano, attraverso società riconducibili all’organizzazione. Il provento dalle fatture false sarebbe pari a circa 4 milioni di euro mentre l’imposta evasa sarebbe di oltre 6 milioni di euro.

“Garantire costantemente il presidio e la tutela della legalità economico-finanziaria”

“Oggigiorno – si legge nella nota della Guardia di Finanza – le associazioni criminali che operano mediante sofisticati meccanismi di frode fiscale costituiscono un grave e pericoloso ostacolo allo sviluppo economico del Paese, poiché alterano la concorrenza e la corretta allocazione delle risorse, minando il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato e cercando di acquisire delle posizioni di controllo per affermarsi illegalmente sui mercati.

Da qui, l’importanza dell’azione capillare e chirurgica a contrasto di tutti quei fenomeni pervasivi e articolati di frode fiscale, spesso perpetrati su scala internazionale, al fine di garantire costantemente il presidio e la tutela della legalità economico-finanziaria, a contrasto della criminalità”.

Francesco Ferrigno

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