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Castellammare, chiesti novanta anni di carcere per il clan Vitale

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Novanta anni di carcere: è la richiesta di condanna, formulata ieri pomeriggio dalla Dda di Napoli, nei confronti di capi e gregari del clan Vitale di Castellammare di Stabia. L’organizzazione criminale è attiva nel rione “Capo Rivo” al centro antico ed è specializzata nel traffico di stupefacenti. Nelle scorse ore la requisitoria del pm Giuseppe Cimmarotta, pronunciata al tribunale di Torre Annunziata (sezione penale collegio B, presidente Renato Fiorentino).

Castellammare, chiesti novanta anni di carcere per il clan Vitale

Queste nel dettaglio le richieste di condanna: Luigi Vitale (20 anni), Maurizio Vitale (20 anni), Pasquale Vitale (20 anni), Raffaele Di Leva (10 anni), Luigi Russo (10 anni) ed Enzo Guarino (10 anni). Secondo l’Antimafia a capo dell’organizzazione malavitosa ci sarebbe proprio i tre fratelli Vitale, alleati dei D’Alessandro. Mentre gli altri tre a processo sono ritenuti gregari della cosca. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Francesco Romano, Gennaro Somma, Antonio De Martino e Leopoldo Perone. La prossima udienza del 12 marzo vedrà impegnati gli avvocati nelle loro arringhe difensive.

L’operazione risale al 2020, quando finirono in manette i capi e i gregari dei Vitale nell’ambito del blitz denominato “Black List”. I sei finirono in manette con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

La requisitoria dell’Antimafia. Prossima udienza il 12 marzo

L’indagine, coordinata dalla Procura Distrettuale partenopea e condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Castellammare di Stabia, ha avuto inizio nel settembre del 2017, all’indomani di un raid armato avvenuto nel centro storico della cittadina stabiese in cui erano rimasti feriti, a colpi d’arma da fuoco, due pregiudicati della zona, che si erano resi protagonisti di un’aggressione, poco prima, ai danni di uno spacciatore che aveva utilizzato altri canali di approvvigionamento dello stupefacente.

La conseguente attività investigativa, compiuta attraverso attività tecniche, servizi di osservazione e pedinamento e l’escussione di numerosi assuntori di stupefacente, ha consentito non solo di ricostruire meticolosamente la vicenda genesi dell’indagine e di eseguire ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei responsabili, ma anche di accertare l’esistenza e la fruttuosa operatività di una piazza di spaccio nel centro antico di Castellammare di Stabia.

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