Se avevi appena frodato il fisco, oppure avevi truffato lo stato sui bonus edilizi, oppure ancora avevi perpretato una bancarotta fraudolenta, allora probabilmente avevi a disposizione fondi illeciti da riciclare il più in fretta possibile. Magari facendo fare ad essi un lungo giro all’estero nei paradisi fiscali prima di rintascarli puliti, o reinvestirli in beni di lusso come orologi e gioielli.
È qui che entrava in gioco la centrale del riciclaggio internazionale che aveva sedi a Portici ed Ercolano, in provincia di Napoli. Travestita da società di consulenza finanziaria, la “centrale” si occupava di tutto. Ma proprio di tutto, anche di fornire assistenza dedicata e carte di pagamento anonime. In appena sei anni, tra il 2018 ed il 2023, la Guardia di Finanza ha contato 6mila “clienti” per una movimentazione di circa 2,6 miliardi di euro.
Ercolano, ecco la centrale del riciclaggio internazionale
Un’indagine imponente che questa mattina ha portato all’esecuzione di un’ordinanza nei confronti di otto persone. Tutte sono accusate a vario titolo di associazione per delinquere, riciclaggio, autoriciclaggio, ricettazione, intestazione fittizia di beni, bancarotta per distrazione, omessa dichiarazione dei redditi, nonché detenzione, diffusione e installazione abusiva di apparecchiature e altri mezzi atti a intercettare o interrompere comunicazioni informatiche o telematiche.
Il blitz delle Fiamme Gialle di Napoli è stato coordinato dalla Procura partenopea e da Eurojust. Tutto è partito dagli accertamenti nei confronti di Luigi Scavone, ex patron di un’importante azienda già condannato per un’evasione fiscale di 70 milioni di euro e tornato in libertà dopo un periodo di detenzione cautelare. Monitorandolo, i Finanzieri hanno scoperto che stava cercando di occultare parte del capitale frutto di una frode ai danni dello Stato. Così è stato individuato un istituto di moneta elettronica in Lettonia, la Trustcom Financial Uab (15 dipendenti), con sede a Vilnius ma di fatto operativa a Ercolano.
Movimentati 2 miliardi e mezzo di euro, 6mila clienti, 8 indagati
Il “pacchetto” di servizi offerto dalla “centrale” comprendeva società fittizie intestate a soggetti “prestanome”, conti correnti gestibili interamente online attraverso un’app e poi raccolta, custodia e trasporto di denaro contante. Servizi offerti ad oltre 6mila clienti, residenti in Campania, Lazio e Lombardia, che necessitavano di un meccanismo capace di “nascondere” agli occhi del fisco italiano e dell’autorità giudiziaria ingenti capitali di illecita provenienza. I 15 dipendenti erano dedicati all’assistenza mediante un centralino telefonico ed una chat online, nonché alla pubblicizzazione dei servizi offerti su numerosi siti web e su un ebook.
“Alla base del sistema di riciclaggio scoperto – si legge in una nota della Guardia di Finanza – vi era una struttura organizzativa imponente, costituita da sedi occulte in Portici ed Ercolano, da forza lavoro specializzata e fidelizzata e da un caveau per la custodia del contante, individuato nel corso delle perquisizioni eseguite in collaborazione con il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche. Gli indagati si sarebbero avvalsi anche di strumentazioni informatiche e telematiche atte ad impedire e interrompere le comunicazioni relative a sistemi telefonici e telematici allo scopo di evitare qualsiasi tipologia di sorveglianza, captazione e intercettazione da parte delle forze di polizia”.
Il procuratore Nicola Gratteri: “Utilizzata tecnologia da servizi segreti israeliani”
L’indagine avrebbe permesso di accertare anche un’evasione fiscale di quasi 80 milioni di euro. Sequestrate disponibilità finanziarie e patrimoniale per oltre 25 milioni di euro. Tra i beni sequestrati 15 immobili a Vilnius (di cui due appartamenti di lusso siti nel centro storico, due alberghi e un bar-ristorante), 4 immobili a Riga (di cui 2 appartamenti di lusso). E poi una villa ad Ercolano con piscina e campo di calcio, un immobile a Portici, un immobile a Como e uno yacht. In precedenza, nel corso delle indagini, erano già stati sequestrati oltre 700 mila euro in contanti, criptovaluta detenuta in nove portafogli digitali per 1,3 milioni di euro e beni di lusso (orologi e gioielli) per 330mila euro. “Hanno usato tecnologia da servizi segreti, quella israeliana, tra le più sofisticate al mondo, per difendere la loro rete informatica”, ha commentato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri.
Francesco Ferrigno