Raccolta illecita di scommesse, estorsione ed autoriciclaggio: queste, tra le altre, le accuse che hanno portato in carcere questa mattina 7 persone nell’ambito di un blitz della Guardia di Finanza contro il clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia. 17 in totale gli indagati. Tra i sette arrestati figura anche Michele D’Alessandro junior, classe 1992, figlio di Luigi e nipote omonimo del defunto capoclan.
Castellammare, scommesse illecite: arrestati in sette del clan D’Alessandro
I militari della compagnia stabiese hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) a carico di sette persone. Tutte sono ritenute gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere oltre che di trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare l’associazione camorristica denominata clan D’Alessandro.
Sequestrate sei agenzie, il blitz dell’Antimafia e della Guardia di Finanza
In particolare, dalle investigazioni sarebbe emersa un’attività di sistematica raccolta illecita di scommesse e l’acquisizione di illeciti proventi anche mediante internet point ed agenzie di scommesse (di cui 6 sottoposte a sequestro). Agenzie intestate a tossicodipendenti e disoccupati, a cui la camorra dava 5 euro al giorno per fare da prestanome.
Il “pizzo” imposto attraverso gadget, buste ed imballaggi
Le attività commerciali controllate dal clan coinvolgevano anche i proventi estorti attraverso il “pizzo” imposto ai commercianti nella zona a sud di Napoli, come documentato durante le festività natalizie del 2021. Il clan esigeva pagamenti dalle attività commerciali in cambio di presunti benefici per i detenuti, quali gadget e materie prime per il commercio come buste e imballaggi, che spesso non venivano neanche consegnati. Le agenzie di scommesse collaboravano con intermediari, sia italiani che stranieri, incaricati di raccogliere scommesse clandestine, le quali venivano riciclate dal clan D’Alessandro attraverso attività imprenditoriali intestate a prestanome.