Grande solidarietà verso i dipendenti della “Sonrisa”. Per il futuro tre ipotesi

Le lavoratrici e i lavoratori del Castello hanno creato su una nota piattaforma una raccolta firme, che in pochissimi giorni ha raggiunto oltre 2mila firme

Dopo la sentenza della Cassazione in molti hanno dimostrato la loro solidarietà ai dipendenti della Sonrisa che rischiano di trovarsi senza occupazione. Il corteo di qualche giorno fa ha visto la partecipazione di centinaia di persone. Oltre ai dipendenti erano presenti molti amici e simpatizzanti, tra essi c’erano alcuni nomi noti del mondo dello spettacolo campano. Sono arrivati molti messaggi di vicinanza e sulle varie piattaforme social vi sono alcuni “influencer” che stanno facendo sentire la loro voce per salvare la Sonrisa.

Le lavoratrici e i lavoratori del Castello hanno creato su una nota piattaforma una raccolta firme, che in pochissimi giorni ha raggiunto oltre 2mila firme. In molti sono vicini alla Sonrisa, riconoscendo che la sentenza della Cassazione ha creato un forte disagio a centinaia di lavoratori.

Il Comune di Sant’Antonio Abate deve ora decidere. Le attività all’interno del Castello stanno proseguendo, poiché al Comune non è ancora arrivata la notifica, ma quando essa arriverà l’Amministrazione Comunale abatese dovrà decidere il da farsi.

Il sindaco Ilaria Abagnale, nei giorni scorsi, ha incontrato Michele Di Bari attuale Prefetto di Napoli. Sui social il sindaco ha lasciato alcune dichiarazioni inerenti all’incontro:

“Durante l’incontro, ho sottolineato l’importanza di affrontare con urgenza la questione occupazionale dei dipendenti coinvolti, nonostante la sentenza definitiva di confisca emessa dalla Corte di Cassazione – non ancora notificataci – confermi il passaggio della struttura a patrimonio del nostro Comune.

Il Prefetto ha mostrato apertura verso la problematica e si è reso disponibile a organizzare un incontro nei prossimi giorni per esplorare le possibili soluzioni. Vi terremo aggiornati”.

Per il futuro della Sonrisa ci sono tre ipotesi. La prima, quella più cruenta è l’abbattimento della struttura. La seconda è il cambio di destinazione d’uso, Ilaria Abaganale ha più volte sottolineato che un Amministrazione Comunale non può gestire un’attività ristorativo-alberghiera. La terza è la concessione della gestione a persone terze.

Michele Mercurio

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