Pompei ieri e oggi: nuovo saggio di Massimo Osanna e Luigi Spina

Il nuovo libro firmato da Massimo Osanna, direttore generale del Ministero per i Beni culturali, e da Luigi Spina, maestro della fotografia, che esce per i tipi di Treccani editore, con una bella prefazione di Massimo Bray

Pompei ieri e oggi: il nuovo saggio firmato da Massimo Osanna e Luigi Spina racconta una storia di scavi e di bellezze

C’è la storia di una citta, Pompei, dei suoi abitanti, della ricchezza delle domus, della povertà degli ambienti servili, delle botteghe e della tragedia di un territorio, in “Pompei ieri e oggi” il nuovo libro firmato da Massimo Osanna, direttore generale del Ministero per i Beni culturali, e da Luigi Spina, maestro della fotografia, che esce per i tipi di Treccani editore, con una bella prefazione di Massimo Bray. In sette capitoli, impreziositi dalle immagini di Spina, il racconto diventa sostanza nelle lettura di un testo che scandaglia i tempi dello scavo e dei rinvenimenti sin dal loro inizio, alla metà del 1700.

Pompei ieri e oggi

Una narrazione che si sofferma particolarmente sulle vicende vissute dagli scavi, intanto diventati Parco Archeologico, in questo inizio di secolo, dopo il crollo della Schola Armaturarum. Un racconto di accadimenti  che se da un lato ha posto ancora una volta Pompei e le sue vestigia sotto gli occhi del mondo per la gravità delle ferite che una stasi lunghissima negli interventi di recupero e manutenzione avevano inferto a questo tesoro culturale e scientifico unico al mondo, d’altro canto ha costituito anche il punto di partenza per quella rinascita che oggi sta sotto gli occhi di tutti.

Il nuovo saggio firmato da Massimo Osanna e Luigi Spina

Il Grande Progetto Pompei ha dunque consentito di mettere in sicurezza edifici pubblici e privati, strade, meravigliose domus e povere botteghe dando davvero la cifra di come si vivesse in una cittadina del I secolo dopo Cristo, ai piedi del Vesuvio. Di più. Il “progetto” ha fatto si che nei lavori di messa in sicurezza entrassero anche i fronti strada. E dunque per mettere in “sicurezza” si è dovuto scavare, recuperare, restaurare. E questo ha consentito di portare alla luce ambienti, botteghe, mosaici, pitture, oggetti di uso comune o religioso come la Casa del Giardino, dove un armadio ha restituito un particolarissimo tesoro di piccoli amuleti, la Casa di Orione con i suoi affascinanti mosaici o il thermopolio.

Insomma, ne è nato un “modello Pompei” che ha consentito di ripensare e inquadrare i musei e le città museo secondo delle linee del tutto nuove.  Sono “luoghi della conoscenza, ma anche del diletto e dell’emozione”, osserva  Osanna, “che superando un concetto statico di conservazione fine a sé stessa va a offrire ai tanti diversi pubblici che affollano oggi i luoghi della cultura gli oggetti con la loro biografia, le loro storie, i loro significati.

Lora Vascivati

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