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Torre Annunziata, omicidio Immobile: chiesto l’ergastolo per i killer

Pietro Pallonetto e Gaetano Izzo, di Torre Annunziata e rispettivamente di 20 e 24 anni, secondo l’Antimafia, erano due esponenti del clan di camorra dei Gionta, ed erano diventati spietati esecutori delle faide insieme a un capo appena 17enne all’epoca dei fatti. I due si trovano di fronte alla prospettiva di una condanna all’ergastolo, con le prove a carico fornite dal Dna e dai tatuaggi in bella vista immortalati dalle telecamere di sorveglianza.

Torre Annunziata, omicidio di Francesco Immobile: chiesto l’ergastolo per i due killer

Nel corso di una lunga e dettagliata requisitoria, i pubblici ministeri Valentina Sincero e Francesca De Renzis hanno richiesto la condanna a vita per Pallonetto e Izzo, unitamente al giovane Alfredo L., già condannato a vent’anni, per l’assassinio di Francesco Immobile, un pregiudicato di 35 anni di Torre Annunziata. L’omicidio, perpetrato in modo brutale, sembra essere stato un atto di vendetta, probabilmente volto a colpire Michele Palumbo, noto come “munnezza”, un killer pentito che aveva contribuito a far incarcerare il padre del minorenne coinvolto.

Gli elementi raccolti dall’accusa includono prove genetiche, come il Dna del minore rinvenuto all’interno di un casco sequestrato durante le indagini, e tatuaggi identificativi, tra cui uno raffigurante la Basilica della Madonna della Neve, simbolo del Quadrilatero delle Carceri, territorio controllato dal clan Gionta, presente sul corpo di Izzo.

Per l’Antimafia erano esponenti del clan Gionta

L’accusa ha anche menzionato dettagli come l’utilizzo di costose scarpe D&G, mai ritrovate ma rinvenute la loro confezione presso l’abitazione di Pallonetto. Questi indizi hanno portato i pm a chiedere la massima pena per i due imputati, difesi dagli avvocati Antonio Iorio, Annalisa Senese e Claudio Savino.

La difesa avrà la possibilità di esporre le proprie argomentazioni durante l’arringa prevista per il 4 marzo, seguita da ulteriori discussioni prima della sentenza, che verrà emessa dalla Corte d’Assise di Napoli, a distanza di due anni e mezzo dall’omicidio. Secondo l’Antimafia, i due aggressori hanno cercato Immobile per tutta la mattinata, armati di pistole, fino a trovarlo e sparargli almeno dieci colpi, con il colpo mortale inflitto dal minore. L’omicidio è stato oggetto di conversazioni anche in carcere, come riferito nel corso del processo da un pentito.

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