La camorra di Castellammare di Stabia cerca negozi sfitti, per avviare attraverso prestanome attività di ristorazione, bar, centri scommesse e altre aziende dedite al commercio. Tutto ciò, al fine di riciclare i soldi sporchi guadagnati con le attività illecite. È questa l’ultima frontiera di una nuova inchiesta, avviata dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, con al centro il clan D’Alessandro, egemone a Castellammare. Le ultime informative raccontano di piccoli imprenditori che, recentemente, hanno aperto nuove attività in centro e nelle periferie.
Castellammare, così la camorra cerca negozi sfitti per riciclare i soldi sporchi
Si tratta di persone pulite, senza precedenti, ma che secondo l’Antimafia sarebbero dei prestanome al servizio del clan. Un business che è stato raccontato di recente anche da un collaboratore di giustizia, interrogato dalla Dda. L’ex colonnello del clan di Scanzano avrebbe fatto nomi di aziende che operano nell’area stabiese, fino ad arrivare a strutture alberghiere della penisola sorrentina. Tante attività, troppe, che secondo il pentito sono del clan ma affidate a “teste di legno”. Affari milionari che permetterebbero ai D’Alessandro di riciclare milioni di euro all’anno.
L’ultima inchiesta dell’Antimafia. È caccia ai prestanome del clan
Soldi che vengono dalle estorsioni, dal traffico di droga e da tutte le attività illecite del clan. Imprese che primeggiano nei settori di appartenenza, per importanza e per vendite. L’ex affiliato al clan non si tira indietro a specificare le aziende quali siano e spiegare nei minimi dettagli come funziona il riciclaggio di denaro. Il clan non si occupa solo del reimpiego di soldi, ma anche del recupero crediti nel caso in cui qualche cliente non paghi la merce acquistata. Un giro di affari impressionante che, secondo le rivelazioni del pentito, serve al mantenimento delle rispettive aziende ed anche per il mantenimento della “famiglia” criminale che domina sull’intera area stabiese e la penisola sorrentina.
Tra le attività che il pentito rivela siano dei D’Alessandro risulterebbe anche un albergo della penisola sorrentina che, in questo periodo, risulterebbe addirittura affidato alla gestione commissariale di un custode giudiziario perché la società di gestione avrebbe dichiarato fallimento. Soldi, affari, aziende e rapporti con la politica locale. Tutto ciò rimanda a uno spaccato di Castellammare che molti già conoscevano da tempo, ma ora è diventato realtà anche per i giudici dell’Antimafia che ha acceso i riflettori già da tempo sui D’Alessandro ed i gruppi criminali collegati.