Alle 10 e 01 di domenica 3 marzo un terremoto di magnitudo 3,4 ha scosso i Campi Flegrei. L’epicentro è stato individuato a tre chilometri di profondità in mare. Il sisma ha suscitato preoccupazione a Napoli, nell’area di Bagnoli ma anche a Fuorigrotta e a Pianura, oltre che a Pozzuoli ed in tutti i Comuni dell’area flegrea. Si è trattato di un nuovo “episodio” del fenomeno del bradisismo, in atto da mesi, e che sta proseguendo anche in queste settimane. L’ultimo grande terremoto, di magnitudo 4,2, si era registrato ai Campi Flegrei il 27 settembre 2023 ed era stato il maggiore degli ultimi 40 anni.
Terremoto ai Campi Flegrei, intervista al direttore dell’Osservatorio Vesuviano Ingv Mauro Di Vito
Prima di questa, la crisi bradisismica più recente è avvenuta fra il 1982 e il 1984, quando si sono registrati fino a 600 terremoti al giorno. L’area che si sta sollevando è la stessa, ma allora il suolo si sollevò fino a 179 centimetri, al ritmo di dieci centimetri al mese, decisamente lontano da quello attuale, che è di 10 millimetri al mese. Era stata molto intensa anche la crisi bradisismica avvenuta fra il 1970 e il 1972, con un sollevamento massimo del suolo di 175 centimetri.
Il 4 marzo a Napoli si è tenuto il dibattito “Campi Flegrei, deontologia della comunicazione del rischio” che ha visto la partecipazione del vice capo Dipartimento della Protezione civile, Titti Postiglione, la direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Ingv, Francesca Bianco, il direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv, Mauro Di Vito; del sindaco di Pozzuoli, Luigi Manzoni. Nelle stesse ore, il Movimento 5 Stelle con il deputato Antonio Caso ha sottolineato che “non “Non bisogna più perdere tempo con l’attuazione delle misure previste dal Decreto ‘Campi Flegrei’. È da circa un mese che sollecito il ministro Musumeci sul punto e finalmente lo scorso 26 febbraio, con circa due mesi di ritardo, è arrivato l’ok al piano straordinario di verifica della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici e privati”. Per avere un quadro complessivo della vicenda abbiamo intervistato Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv.
Il fenomeno del bradisismo dei Campi Flegrei è tornato alla ribalta delle cronache in queste ore a causa dell’ultima scossa di magnitudo 3.4. Si ritiene anch’essa facente parte della lunga scia di eventi che ha caratterizzato gli ultimi mesi?
L’evento sismico registrato nella mattinata del 3 marzo scorso rientra nella dinamica della crisi bradisismica in atto ai Campi Flegrei.
Fare allarmismo è diventato sin troppo semplice negli ultimi tempi. Lo stesso Ingv ha più volte ribadito la necessità di affidarsi a fonti ufficiali e ad informarsi correttamente. Cosa consiglia a chi deve fare informazione in questi casi?
Come ripetuto più volte, è necessario, al fine di dare un’informazione corretta e attendibile, riferirsi sempre alle fonti ufficiali (Ingv e Dpc), In particolare, per quanto riguarda l’Ingv, il sito dell’Osservatorio Vesuviano riporta pagine dedicate specificamente all’andamento del fenomeno bradisismico in atto, al suo significato vulcanologico e alle caratteristiche della sismicità in tempo reale (https://www.ov.ingv.it).
Tornando al merito dell’ultimo terremoto, è ovviamente impossibile prevedere il futuro. Ma secondo i dati in vostro possesso cosa c’è da aspettarsi da qui in avanti?
La crisi bradisismica in atto prosegue con ritmi che variano nel tempo, alternando periodi di attività più sostenuta e periodi di attività più blanda, che si manifestano con una velocità variabile di deformazione del suolo, con attività di degassamento alle fumarole di Solfatara e Pisciarelli ugualmente variabile e con eventi sismici generalmente di energia bassa, cui si intervallano a volte eventi di energia più alta, come l’ultimo evento registrato. È lecito, quindi aspettarsi, nel breve termine, che i fenomeni continuino a presentarsi così come accade attualmente.
Negli ultimi mesi si sono succeduti vertici, riunioni, incontri e tante promesse per mettere in sicurezza il territorio. A che punto siamo? La politica sta rispondendo in maniera tempestiva e corretta ad un’emergenza in corso ed alla giusta apprensione dei cittadini?
L’Ingv è incaricato di svolgere sorveglianza sui vulcani attivi dell’area napoletana, per monitorarne h24 lo stato di attività ed evidenziare eventuali variazioni nei parametri chimici e fisici monitorati, oltre a svolgere ricerche finalizzate a raggiungere una comprensione sempre più raffinata del comportamento di questi vulcani. I risultati di queste attività vengono trasferiti alle autorità competenti, che li utilizzano per la pianificazione delle emergenze. Non è competenza dell’Ingv pronunciarsi sull’efficienza e sulla correttezza delle azioni di tali autorità.
Francesco Ferrigno