“I soldi dei videopoker venivano consegnati direttamente nelle mani dei capi del clan D’Alessandro”: sono le nuove dichiarazioni del pentito Pasquale Rapicano (alias lino ‘o minorenne) di Castellammare di Stabia che hanno portato all’apertura di una nuova inchiesta da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. In poche parole, secondo il collaboratore di giustizia, con i soldi provenienti dai videopoker installati nei bar e nei punti scommesse della città non collegati ai circuiti legali, il clan D’Alessandro investiva sulle attività illecite, come l’acquisto di stupefacenti e di armi.
Castellammare, i soldi dei videopoker nelle mani della camorra
Una volta portati nella roccaforte del quartiere Scanzano, i soldi venivano poi divisi dagli stessi capi tra la zona di Partoria e quella delle Palazzine. In modo da soddisfare le famiglie di riferimento che nel primo caso fa riferimento al padrino defunto Michele D’Alessandro, e nel secondo a Luigi D’Alessandro (alias Gigginiello), fratello del fondatore del clan. Nelle dichiarazioni rese ai magistrati, Rapicano ha riferito di aver assistito varie volte alla consegna dei soldi nelle mani dei capi di Scanzano.
Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pasquale Rapicano.
“Io stesso – si legge nei verbali resi dal collaboratore di giustizia – avevo un’agenzia di scommesse in via De Turris. Non ho cacciato un euro, i soldi della mia agenzia li incameravo io, non dovevo dare somme al clan. Ci misero le macchinette pezzottate”. Oltre all’acquisto di armi e stupefacenti, i proventi dei videopoker illegali venivano investiti dal clan D’Alessandro anche in altre attività fuorilegge, oppure nello strozzinaggio. Videopoker e slot dunque. È su questo che i clan stabiesi fanno i loro affari. Il controllo delle macchinette, insieme al traffico di droga e alle estorsioni, rappresenta il business principale della criminalità locale.
Soltanto le sale giochi fruttano alle organizzazioni criminali cifre da capogiro ogni mese. Chi cade nella rete non ha scampo. Il vizio non risparmia nessuno ed è lunga la mappa delle attività commerciali di copertura. Sale scommesse che vengono aperte per giustificare i giri di contanti da ripulire, come emerso dall’inchiesta della scorsa settimana che portò a 7 arresti in città. Riciclaggio e denaro sporco. Nomi che compaiono nelle carte delle varie inchieste che carabinieri, polizia e direzione distrettuale antimafia hanno portato avanti negli ultimi anni.