Da una parte la mamma di Giulia, Loredana Femiano, dall’altra la madre del suo assassino, Sabrina Paulis, e poi l’altra donna di Alessandro Impagnatiello, la collega italo inglese di 23 anni con la quale aveva stretto una relazione parallela. È un’udienza chiave e probabilmente la più importante è quella che si è svolta ieri, 7 marzo, davanti alla prima corte d’assise di Milano per il processo ad Impagnatiello, reo confesso, imputato per aver assassinato con 37 coltellate la compagna Giulia Tramontano, originaria di Sant’Antimo, incinta al settimo mese del loro bambino Tiago.
Omicidio di Giulia Tramontano, udienza chiave per Alessandro Impagnatiello
Tre donne, tre racconti drammatici nella terza udienza di un processo troppo doloroso per un delitto troppo atroce. Inizialmente coperta da un paravento per motivi di sicurezza, la prima a parlare e la ventitrenne italo inglese, che successivamente ha chiesto di rimuovere l’ostacolo per poter guardare in faccia Impagnatiello nella gabbia degli imputati.
Impagnatiello dietro le sbarre non alza mai lo sguardo, spesso piange, mentre ascolta quel castello di bugie svelato con precisione della ragazza nell’aula della corte d’assise di Milano. Davanti agli inquirenti la 23enne ha ripercorso la relazione con il barman, da settembre 2022 fino all’incontro con Giulia e poi l’omicidio: “Volevo salvarla da una persona non onesta. Il figlio andava salvato da un padre così”.
I racconti drammatici di tre donne. “Ergastolo a vita”
La giovane si commuove quando parla del suo aborto: “Ho deciso di non tenere il bambino, l’ho comunicato a lui che era d’accordo”. Poi la scoperta della gravidanza di Giulia: “Mi aveva detto di non essere il padre”, dice la ventitreenne cameriera nello stesso locale del barman trentenne. “Mi ha mostrato un test del Dna, all’inizio gli ho creduto, ma poi ho scoperto che era falso”.
L’ex amante di Impagnatiello, testimone principale dell’accusa, ha ancora aggiunto: “Mi diceva che Giulia era bipolare, che voleva uccidersi, per questo le stava accanto anche se ripeteva che era finita”. In aula poi viene proiettato un video, è del 20 maggio, sette giorni prima dell’omicidio. Nelle immagini ci sono Impagnatiello e la collega che festeggiano il compleanno della 23enne. “A settembre spero che saremo fidanzati”, dice lui nel video, ma la ragazza già deciso di dire tutto a Giulia.
“Giulia era turbata, ma aveva già dei sospetti”
Nella sua lunga deposizione la 23enne parla dell’incontro avuto proprio con Giulia Tramontano, il 27 maggio, poche ore prima dell’omicidio. “Volevo salvarla da una persona che non era onesta – e aggiunge – Giulia era turbata, ma aveva già dei sospetti”. Il giorno dopo l’omicidio la ragazza dirà di aver visto dei guanti di lattice fuoriuscire dallo zaino del 30enne: “Mi sono preoccupata”.
In aula tocca alle due madri Loredana la mamma di Giulia e Sabrina la madre di Alessandro. La prima racconta della sofferenza della figlia, perché alla notizia della gravidanza lui aveva detto di non voler bambino, cambiando poi idea in più occasioni. “Quando non ci avevano notizie di mia figlia, il 27 maggio, non ho visto in lui la disperazione dice mamma Loredana. Per l’avvocato della famiglia Tramontano, che punta sulla premeditazione, Impagnatiello è sempre stato lucido: “Giulia aveva già raccontato che dal mese di dicembre avvertiva disagi di salute sottoforma di spossatezza o sottoforma di sapori strani… Abbiamo dimostrazione che l’imputato avesse già cercato in rete il topicida che poi è stato ritrovato nel corpo di Giulia e del piccolo Tiago”.
Dietro il paravento, poi, si siede Sabrina, il figlio piange: “Avevo visto delle macchioline di sangue sulle scale, lui disse che erano forse di un infetto. Non ho mai dubitato di mio figlio – dice tra le lacrime – volevo morire io”. “Una sola condizione: ergastolo a vita”, scrive sui social Chiara Tramontano, sorella di Giulia, poche ore prima dell’udienza.
Gennaro Cirillo