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Nella carneficina di Gaza ucciso anche il calciatore Mohammed Barakat

Nella carneficina di Gaza ucciso anche il calciatore Mohammed Barakat

Foto Yousef Baalousheh per Al Jazeera

Li chiamano “danni collaterali“, vengono messi su una lista, diventano alla fine esclusivamente dei numeri, magari dei dati da diffondere oppure, se e quando possibile, da tenere in penombra fin quando si può affinché l’opinione pubblica non venga sconvolta, insomma sono tutte quelle morti e uccisioni cagionate da un conflitto armato, da bombardamenti aerei, da lanci di granate, da pallottole che finiscono su bersagli non programmati, sono in definitiva quelli che ci lasciano letteralmente le penne senza partecipare attivamente alla guerriglia. Si chiamano “danni collaterali” e sono tutte quelle conseguenze ed effetti indesiderati (per chi aziona la macchina della guerra) che portano poi una battaglia ad avere costi alti o altissimi in termini di vite umane, così anche il calciatore palestinese Mohammed Barakat è rimasto ucciso nella carneficina di Gaza.

Il calciatore Mohammed Barakat rimane ucciso a Gaza

Barakat, definito dal Palestine Chronicle e da altri quotidiani come “il miglior calciatore arabo di Gaza”, è morto in un bombardamento aereo israeliano, avvenuto lunedì mattina, che ha colpito la sua casa, nella città di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Il giornale ricorda anche che era conosciuto come la “leggenda di Khan Yunis” perché tesserato tantissimi anni con la società sportiva giovanile Khan Younis Youth Club di cui era capitano.

L’ex calciatore 39enne è stato quindi uno dei migliori giocatori di Gaza, ma anche uno dei suoi migliori marcatori (114 goal segnati), ha giocato sia nella Nazionale di calcio della Palestina che nella squadra di Ahly Gaza (club che partecipa alla Prima Lega della striscia di Gaza). L’attaccante si destreggiava non solo sui terreni di calcio a 11, ma anche su quelli delle spiagge (Beach Soccer) infatti ha giocato per diversi club nella Cisgiordania occupata e in Giordania (Al-Wehdat), l’atleta ha militato anche nella società Al-Shoala (Arabia Saudita).

“Era veloce e intelligente. Un capocannoniere eccezionale. Fuori dal campo era gentile e amichevole. Un caro amico di tutti. Sono troppo arrabbiato. È un’icona del calcio. Lo sport a Gaza ha perso molto durante la guerra. Quanti ne dovremmo perdere in più? La comunità sportiva a Gaza sta semplicemente crollando”, sono le parole che Khalid Abu-Habel, difensore del Khadamat al-Maghazi, anche medico all’ospedale dei martiri Al-Aqsa, ha detto ad Al Jazeera.

I “danni collaterali” dello sport palestinese

La Federazione di Calcio della Palestina fa sapere che il numero dei morti nel mondo dello sport, tra cui atleti, dirigenti ed altri operatori del settore, a partire dal 7 ottobre 2023, è arrivato a 157 (90 delle persone uccise erano giocatori di calcio, di queste 23 bambini e 67 giovani giocatori). Gli impianti sportivi rasi al suolo o distrutti dalle bombe, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, sono 22.

Nel frattempo, per quello che viene definito conflitto israelo-palestinese, secondo il Ministero della Sanità di Gaza, si contano oltre 31mila decessi e 72.760 feriti, senza calcolare i dispersi sotto le macerie (che potranno poi risultare nel prossimo futuro morti), i malati e tutti quelli che per mancanza di cure mediche e cibo moriranno nei giorni che verranno.

 

 

 

 

 

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