Nel mondo del calcio, dove la passione e la competizione dovrebbero prevalere, emergono frequentemente oscuri intrecci che non di rado vedono implicata anche la criminalità organizzata. È il caso del Savoia Calcio, dove l’ex direttore sportivo Felicio Ferraro e suo fratello Salvatore sono stati condannati per associazione a delinquere di tipo mafioso ed estorsioni, aggravate sotto il duplice profilo della modalità mafiosa, in un’inchiesta che ha rivelato una rete di connivenze con il clan Gionta.
Pizzo da 50mila euro consegnato al clan
La sentenza emessa dal giudice Maria Laura Ciollaro del tribunale di Napoli ha imposto otto anni di reclusione a Salvatore Ferraro e sei anni e mezzo a suo fratello Felicio. L’accusa è di aver estorto la somma di 50mila euro al club calcistico biancoscudato. “Un’affiliazione” con il clan Gionta, ben radicato nel tessuto camorristico, ha gettato ombre sulle attività dello storico club.
I fratelli Ferraro inchiodati da un pentito e da intercettazioni effettuate dai Carabinieri
L’inchiesta, che ha portato al maxi blitz anticamorra nell’ottobre 2022, è stata innescata dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Tra questi spicca il pentito Pietro Izzo, il quale ha svelato, nell’ambito dell’inchiesta della Dda, dettagli cruciali sul coinvolgimento dell’ex dirigente del Savoia con il clan criminale. È emerso che Felicio Ferraro, in qualità di direttore sportivo, avrebbe versato personalmente una tangente di 10mila euro ai Gionta.
Le prove a sostegno di queste dichiarazioni sono state individuate anche nelle intercettazioni effettuate dai carabinieri del nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata. Tali conversazioni hanno confermato il coinvolgimento dei Ferraro negli affari del clan, gettando luce su un’inquietante trama di corruzione e intimidazione nel mondo del calcio.
Il coinvolgimento di Salvatore Ferraro, ritenuto affiliato al clan Gionta, e la sua connessione con Giuseppe Carpentieri, 53enn reggente del clan e genero del boss Valentino, a cui veniva pagato i pizzo, rappresentano un ulteriore elemento di preoccupazione per le autorità.
Ivan di Napoli