“Il Capitano Mariani? Mi piacerebbe sfidarlo…
E sarebbe uno scontro epico davvero.
Da un lato l’ufficiale dell’Arma nato dalla penna del giornalista Giovanni Taranto, e ormai protagonista di ben tre romanzi gialli pluripremiati, pubblicati da Avagliano Editore (“La fiamma spezzata”, “Requiem sull’ottava nota” e il recente “Mala fede”).
Dall’altra, nei panni del “cattivo”, uno dei più grandi rappresentanti della scuola partenopea (e italiana) del teatro, del cinema e della TV: Corrado Taranto.

Insomma, un “Taranto contro Taranto” che sicuramente sarebbe molto intrigante.

Corrado, figlio del grande e mai troppo acclamato Carlo, nonché nipote del celebre Nino (di cui Carlo era fratello), è quello che può definirsi un artista completo. Autore, sceneggiatore, soggettista, regista, insegnante di recitazione, è soprattutto un attore, che ha saputo e sa dare il meglio di sé sia sul palcoscenico che sui set di cinema e televisione.

Pochi possono vantare esperienze ampie come la sua: dagli esordi con Nunzio Gallo e Tecla Scarano, alla recitazione accanto a Mariano Rigillo, Luisa Conte, Mario Scaccia, Carlo Cecchi, i fratelli Aldo e Carlo Giuffré, Luigi De Filippo o Massimo Troisi, che lo diresse anche in “Pensavo fosse amore, invece era un calesse”. E sono tanti altri i grandi della regia coi quali Corrado Taranto ha lavorato: Scola, Vanzina, De Caro, tanto per citarne alcuni. Ultimo e recente exploit cinematografico in “Mixed by Erry”.

In TV, poi, ha recitato in miniserie e fiction seguitissime: Vita di Antonio Gramsci, Un posto al sole, Capri, La squadra, Mare fuori. E per altre ha già firmato. Lui, però ricorda con particolare affetto la lunga partnership con lo scomparso collega Mimmo Sepe, con cui girò l’Italia e condivise anche i successi pluriennali di Seven Show.

Non molti sanno del legame di parentela che unisce Corrado al “papà” del Capitano Mariani. E proprio all’ufficiale dei Carabinieri creato da Giovanni Taranto, l’attore ha già prestato la sua voce.

In occasione della presentazione di “Mala fede” presso la libreria Feltrinelli di Piazza dei Martiri, a Napoli, lei ha saputo magistralmente “portare in vita” Mariani e ad altri personaggi del libro con la sua interpretazione di alcuni brani del romanzo. Essendo abituato a confrontarsi con i grandi classici del teatro, e con copioni e sceneggiature di altissimo livello, che sensazione le ha dato entrare nel mondo del Capitano?

“Ho avuto la netta sensazione di entrare nella storia in prima persona, quasi a sentirmene parte io stesso”.

La sua grande esperienza in campo teatrale, del cinema e delle fiction fa di lei un profondo conoscitore dei delicati meccanismi che rendono un personaggio una persona vera, in grado di creare un legame autentico con il lettore, lo spettatore, il pubblico. Avendo conosciuto Giulio Mariani, protagonista dei romanzi di Giovanni Taranto, fin dalla pubblicazione del primo giallo che lo ha visto in azione, crede che il Capitano sia in grado di stabilire un contatto di questo genere?

“Sicuramente. Dissi a Giovanni, già dopo aver letto il primo romanzo, che le sue storie sembravano scritte per essere sceneggiate”.

Quale aspetto del Capitano Mariani l’ha colpita maggiormente? La sua capacità come detective? La sua umanità? La capacità di disinnescare situazioni critiche con l’ironia? O che altro? E quali difetti vede in lui?

“Non vedo grossi difetti se non quelli di un uomo dei nostri giorni con tutte le sue incertezze e tutte le sue insicurezze. Mariani non è un personaggio. Lo ripeto: è un uomo dei nostri giorni. Ed è questo che mi ha colpito favorevolmente.”

Il Capitano Mariani, pur essendo romano, vive e opera in uno scenario che le è molto noto, quello del Vesuviano e della Napoli degli anni ‘90. Crede le ambientazioni dei romanzi di Giovanni Taranto restituiscano abbastanza fedelmente quelle realtà?

“Ho vissuto quel periodo e quelle realtà, e Giovanni li descrive in tutta la loro integralità, senza mai cadere nell’oleografico”.

Pur essendosi formato sulle tavole di prestigiosi palcoscenici, la sua professionalità l’ha portata spesso davanti alla macchina da presa, sia per il cinema che per la TV. Secondo la sua esperienza il Capitano Mariani potrebbe essere protagonista di una serie televisiva o di un film? E, se sì, in quale dei due ambiti lo vedrebbe meglio?

“A mio parere è indubbiamente scritto per essere portato sul piccolo schermo”.

Se le venisse offerto di poter scegliere un ruolo in una trasposizione televisiva delle indagini di Mariani, si vedrebbe più nei panni di un personaggio al suo fianco, o dall’altro lato della barricata? Insomma: il suo intelletto e il suo spirito creativo sarebbero maggiormente stuzzicati dall’idea di poter affiancare il Capitano nelle indagini, o di sfidarlo?

“Beh, mi piacerebbe sfidarlo, visto che amo mettermi alla prova in personaggi lontani dal mio DNA”.

Il suo impegno come attore e come artista, l’ha portata anche a un profondo coinvolgimento nel sociale. Il suo “Io non voglio dimenticare”, imperniato sulla vicenda dell’omicidio del giornalista Giancarlo Siani, ha il merito di aver fatto conoscere quella storia a decine di migliaia di studenti, con centinaia di repliche teatrali dedicate alle scuole. In parallelo, suo cugino, Giovanni Taranto, ha riversato la propria esperienza di giornalista di cronaca nera nei romanzi gialli per avvicinare il pubblico ai grandi temi della lotta alla criminalità. C’entra il DNA?

“Sicuramente il DNA ha il suo perché nello sviluppo artistico di Giovanni. Buon sangue non mente”.

Quali sono i suoi prossimi impegni in TV, in teatro o per il cinema? In quale ruolo potremo vederla al più presto?

“Sarò presto in tv per il commissario Ricciardi, poi Mina Settembre, poi in teatro con alcuni miei spettacoli girerò un po’ tutta l’Italia… tranne Napoli, dove pare che non ci siano teatri disposti ad ospitarmi”.

Davvero assurdo.

 “Porterò questi miei lavori altrove: con uno ricorderò la vita di Nino e Carlo, e con un altro festeggerò i miei cinquanta anni di spettacolo”.

Gennaro Cirillo

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