Napoli in ginocchio e non solo per stringersi a Juan Jesus. Con L’Atalanta finisce 0-3

E così il Napoli crolla in casa e lascia il Maradona tra i fischi. L'Atalanta probabilmente mette la parola fine alle ambizioni Champions della squadra di Calzona

Un Napoli in ginocchio. Prima sul prato del Maradona, adottando la “Taking the knee” per protestare contro il razzismo al fianco di Juan Jesus, non solo gli 11 titolari, ma anche tutta la panchina azzurra, poi con un’Atalanta che probabilmente mette la parola fine alle ambizioni Champions della squadra di Calzona.

E così il Napoli crolla in casa e lascia il Maradona tra i fischi. L’Atalanta vince con un netto 3-0 e si regala una splendida Pasqua oltre che una vittoria importantissima in chiave Europa

Un pomeriggio iniziato con l’abbraccio della città e della squadra al difensore brasiliano del Napoli. Tutti compatti contro il razzismo e al fianco del numero 5 azzurro, dopo quanto accaduto due settimane fa con il nerazzurro Acerbi, nel match in casa dell’Inter. Un urlo forte e chiaro: “no al razzismo”. Il pubblico del Maradona ha preso posizione nel prepartita di Napoli-Atalanta per esprimere la propria vicinanza a Juan Jesus dopo la sentenza del giudice sportivo che ha assolto Francesco Acerbi. Su invito dello speaker i tifosi presenti allo stadio hanno gridato “no al razzismo”.

In precedenza l’attore Marco D’Amore, affiancato dal giovane talento del club partenopeo, Mohamed Mane Siek, aveva letto un manifesto contro il razzismo e le discriminazioni: “Troppo hanno visto questi occhi, troppo hanno udito le nostre orecchie, troppo hanno taciuto le nostre labbra. Non è più tempo della noncuranza. Napoli, fai sentire la tua voce senza paura. Diciamo no al razzismo”.

Tornando alla gara gli azzurri vengono messi ko dalle reti di Miranchuk, Scamacca e Koopmeiners. Con questo successo l’Atalanta accorcia sulla zona Champions, distanziando proprio il Napoli: dall’altra parte, gli azzurri rimangono fermi a 45 punti dopo una prestazione deludente e ricca di errori. All’interno di un primo tempo a tratti equilibrato, l’Atalanta si rivela più cinica e riesce a rientrare negli spogliatoi addirittura con due gol di vantaggio.

Già dopo tre minuti i nerazzurri colpiscono un palo con Miranchuk, su sviluppo di contropiede. Il Napoli soffre tremendamente gli inserimenti dei centrocampisti atalantini e la posizione offensiva ibrida di Miranchuk.

Proprio l’attaccante russo realizza la rete dell’1-0 per l’Atalanta: in seguito ad un’azione molto confusa in area, Pasalic serve di testa Miranchuk, che da due passi non ha problemi a battere Meret.

Il Napoli prova a reagire, giocando, però, su ritmi troppo blandi. Al 45′ arriva, però, la doccia fredda per i partenopei, che subiscono il gol del 2-0 per mano di Scamacca, autore di un preciso destro all’angolino. In avvio di ripresa Calzona attinge dalla panchina e prova a scuotere la manovra offensiva sin qui scolastica del Napoli. Gli ingressi di Zielinski e Ngonge danno un iniziale cambio di ritmo ai padroni di casa. La reazione partenopea è, però, solo estemporanea e l’Atalanta ritorna presto padrona del campo.

In più occasioni Osimhen sbatte su Carnesecchi, fallendo il gol della speranza. Nel finale di match, al 88′, Koopmeiners chiude i conti, segnando il terzo gol. L’Atalanta si rialza così dopo un periodo complicato, mentre il Napoli esce dal campo sommerso dai fischi dei tifosi ormai stuvi dell’andamento altalenante, tendente al basso, dei campioni d’Italia, oggi solo l’ombra dello squadrone che dieci mesi fa ha incantato l’Europa.

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