Da Sorrento a Vico Equense, a Meta, a Piano; da Striano a Sarno, a Cava dei Tirreni; da Madonna dell’Arco a Grumo Nevano, a Frattamaggiore, Castellammare, Pagani, Pompei, Boscoreale: Il “viaggio nel dolore” per riti della la morte di Cristo e nella devozione della settimana Santa e del Lunedì in Albis cominciava in antico il Giovedì santo, si sublimava il giorno successivo, venerdì, e esplodeva il Lunedì in Albis con le danze dei fujenti in onore e della Mamma dell’Arco, dopo aver degnamente celebrato la Resurrezione dell’Uomo Dio, a Pasqua.
La Settimana Santa vesuviana: viaggio nel dolore antico
Tanti, sono i cortei che ancora si fanno, specie in penisola sorrentina, così come a Procida, a Pagani, a Cava dei Tirreni. Il viaggio attraverso quello che ancora oggi resta della fede e delle rappresentazioni cinquecentesche e seicentesche vuole appunto ricordare quelle che restano intatte ancora oggi e le altre che sono state messe sotto il “tappeto dei ricordi”. “Miserere” si cantava, si canta e si recita, un poco dappertutto. E “Misere” cantò pure Nicola Valletta due secoli e passa fa: “Polizzame co ss’acqua/ ma de chest’arma sgrata/ nn’abbasta na colata/ le mmacchie pe llevà”.
Tutto comincia con l’allestimento del sepolcro, ovvero la camera ardente che accoglierà la salma di Cristo, con cereali o legumi fatti germogliare al buio, il giovedì sera . La tradizione vuole che si visitino tre chiese e che si preghi per chiedere grazia per malati e derelitti. Le campane vengono legate. Niente carne. Le processioni, tutte, seguite da migliaia di fedeli, arrivati da fuori regione e dall’estero, vengono scandite al suono della troccola, un attrezzo di legno dal suono cupo e i confratelli sono coperti da sai e cappucci, bianchi, neri, turchini.
Si comincia di notte, il venerdì
Si comincia di notte, il venerdì: a Meta i Neri dell’Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso e Pio Monte dei Morti vanno in pellegrinaggi agli altari della deposizione e ritornano in strada di sera per la processione del Cristo morto. Nel pomeriggio i Bianchi dell’Arciconfraternita della Santissima Immacolata escono accompagnati da un maestoso coro di bambine. A Sorrento Bianchi e Neri prendono la scena. La processione “Bianca”, della Venerabile Arciconfraternita di S. Monica, si muove per le vie del centro storico nella notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo: è la Vergine che va in giro alla ricerca del Figlio, tradito, arrestato e condannato alla morte per crocefissione.
I “Neri”, dell’Arciconfraternita della Morte e Orazione, si muovono il Venerdì santo alle 21.00. Gli incappucciati trasportano il simulacro del Cristo seguito dall’Addolorata. A Procida, tutta l’isola va in processione con i “Misteri”. Due i cortei: quello degli “Apostoli”, a tarda sera del Giovedì Santo, con la rappresentazione dell’Ultima Cena e della lavanda dei piedi. Dopo una cena frugale sfilano per le stradine fermandosi ad adorare gli altari con le deposizioni. Gli squilli di tromba e il suono dei tamburi accompagnano i “Misteri”.
A Pagani Cristo e Addolorata vanno in processione con la banda
Organizzata dai Turchini, la processione propone tavole plastiche che rimandano alla vita di Cristo e a episodi biblici. Il corteo a Terra Murata è annunciato dal lamento di una tromba. A Pagani Cristo e Addolorata vanno in processione con la banda, per le stradine del centro antico. A Cava dei Tirreni … un prete con un piede scalzo bussa per tre volte alla porta della chiesa mentre il sagrestano, che impersona Ponzio Pilato, lo respinge. A Sarno, le “Croci” propongono i “Paputi” incappucciati e i canti sacri eseguiti dai fedeli al suono della troccola.
Una volta gli abitanti del paese agitavano gli “staccarielli” fingendo di inseguire i giudei traditori. A Striano la processione delle Croci vede il corteo diviso in due rami, maschile e femminile, che in punti prestabiliti si incontrano e cantano testi tramandati oralmente dal 1500 a oggi. Dal Santuario di Madonna dell’Arco partono i fujenti che nel loro cammino a piedi nudi agitano il corpo e cercano oboli nel nome della Madonna. A Boscoreale i fedeli visitano il sepolcro del Cristo e recitano 33 credo senza nominare il destinatario.
Quel loro atto di fede sarà poi ricordato a Gesù e alla Madonna quando si chiederà il loro intervento per una grazia. Riti di Fede. Riti di purificazione. Atti d’amore e credenze ancestrali al cui fascino, magari (e anche senza “magari”) senza conoscere il significato che ne costituisce l’essenza, ben pochi si sottraggono. “Cose vecchie” e non più al passo con i tempi, recita qualcuno. Radici, invece, della cultura, anche “terra terra” di un popolo che ha bisogno anche di questo per continuare il viaggio. Il suo viaggio.
Carlo Avvisati