Una delle regioni più ricche e attraenti d’Italia, la Campania. Una terra che custodisce gelosamente i tesori del passato, dai resti dell’Anfiteatro Capuano alle rovine di Pompei, in un susseguirsi di vestigia che ammaliano i visitatori con la loro suggestione.
L’Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere, un museo a cielo aperto
Per le sue origini e l’intensità dei traffici commerciali e delle vie di comunicazione, la regione è stata percorsa, a partire dal periodo etrusco, da popoli diversi, attratti dal clima mite e dalla fertilità del terreno. E con una storia che parla attraverso le vestigia,
Paul Klee, uno degli artisti più importanti del Novecento, sosteneva che “il disegno è l’arte di condurre una linea a fare una passeggiata”. Le sue parole descrivono bene l’approccio di chi non è mai sazio di tracciare e seguire quella linea, anche solo con la mente e lo sguardo, assecondando il richiamo della conoscenza alla scoperta di luoghi che raccontano la nostra storia.
L’Anfiteatro Campano: una struttura maestosa, imponente e tecnologicamente avanzata
Come il territorio di Santa Maria Capua Vetere, che, in epoca romana, corrispondeva alla città di Capua antica, considerata la più importante dopo Roma, già metropoli in età etrusca, estesa su una superficie di 200 ettari.
La sua struttura maestosa, imponente e tecnologicamente avanzata per quei tempi, in grado di ospitare 60mila persone, si componeva di quattro ordini di arcate sovrapposte, ornate da più di 200 statue raffiguranti tutte le divinità, raggiungendo un’altezza di circa 40 metri.
La distruzione di Capua da parte dei Saraceni
Per assistere agli spettacoli tra gladiatori, uomini e animali, come pure alle esecuzioni capitali, gli spettatori si dirigevano nei settori loro assegnati attraverso i portici e le scale, e la tessera in loro possesso, antenata dell’odierno biglietto d’ingresso, era contrassegnata, anziché dal numero, dal nome di una divinità.
La distruzione di Capua da parte dei Saraceni comportò la trasformazione dell’anfiteatro in fortezza, per poi seguire la stessa sorte del Colosseo, tra smembramenti e spoliazioni, e cava di estrazione di materiali destinati alla costruzione della città e dei suoi dintorni.
Riportato alla luce tra gli anni Venti e Trenta del Novecento
Riportato alla luce tra gli anni Venti e Trenta del Novecento, solo di recente i consistenti interventi di restauro conservativo avviati nel 2021, resi possibili da un cospicuo investimento economico, stanno dando concretezza a un grande progetto di valorizzazione di uno dei più importanti complessi archeologici del nostro Paese, finalizzato alla imminente riapertura al pubblico.
Sembrerà di tornare indietro nel tempo e di tracciare una linea immaginaria tra passato e futuro, in continuità con la monumentalità della Capua romana che contraddistingue ancora oggi la città nella moderna Santa Maria Capua Vetere.
Viviana Rossi