Città antica, Somma Vesuviana. Con il suo importante patrimonio storico e archeologico: la Villa di Augusto, sepolta dalle ceneri dell’eruzione del Vesuvio, il castello aragonese, la chiesa ipogea di Santa Maria del Pozzo, il santuario mariano di Castello, il museo etnostorico delle genti campane.
Sono solo alcune delle tappe obbligate di un itinerario alla scoperta di un territorio tanto affascinante quanto complesso, alle pendici del vulcano partenopeo, guidati dalla curiosità e dal desiderio di preservare la memoria storica delle origini. Come quelle racchiuse nell’importante sito archeologico di epoca romana che alcuni studiosi, considerata la monumentalità e la bellezza architettonica dell’edificio, hanno ipotizzato sia stata l’ultima dimora dell’imperatore Ottaviano Augusto.
La Villa di Augusto, un tesoro ancora tutto da scoprire
Dopo un lungo periodo di oblio, gli scavi hanno conosciuto un nuovo impulso grazie a una missione internazionale italo-giapponese che vede impegnati in una proficua collaborazione gli archeologi dell’università di Tokyo e i colleghi partenopei.
In più di un ventennio di ricerche che continuano a dare informazioni preziose sulla vita degli abitanti del luogo, si è avuta conferma che i manufatti come le anfore e gli altri reperti rinvenuti durante le campagne di scavi sono di epoca precedente all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. E che, sotto la villa monumentale, ne esisteva una più antica, probabilmente distrutta dalla stessa eruzione del 79 d.C. che ha ricoperto Pompei ed Ercolano. Il progredire delle ricerche ha permesso di ritrovarla dopo una fase di abbandono durata un secolo.
Il culto e il fascino di Dioniso nella “villa” di Somma Vesuviana
Durante gli scavi è stata, tra l’altro, ritrovata una statua del dio Dioniso adolescente, a dimostrazione del fascino esercitato da questa divinità su chi edificò la villa. Il dio del vino viene evocato ovunque, non solo nelle decorazioni ornamentali ma anche nelle attività che si svolgevano all’epoca. Ogni anno si producevano, infatti, 100.000 litri di vino, destinato soprattutto alle esportazioni nelle altre province dell’Impero.
Il dio del vino e la “festa d’a muntagna”
Un evento che affonda le sue radici in un passato lontano, dove il sacro si intreccia con il profano in un’atmosfera e un paesaggio ricchi di suggestione.
Viviana Rossi