Orfismo e Paride: musica, amore e memoria come bellezza

La passione è possesso e si possiedono solo cose morte. Come una rosa staccata appassisce. Il vero Amore è anche libertà, si apprezza tutto della amata, anche e soprattutto i difetti scoprendoli pregi

Orfismo e scelta di Paride: musica, amore e memoria come bellezza imperitura. La passione è possesso e si possiedono solo cose morte

Il centro dei misteri orfici. La musica, la passione travolgente, l’impazienza. Collegabile a chi perde la testa, e magari le ninfe la trovano. E chi brama una testa per invidia e celato desio, quaestio ribaltata con Salomè e d il Battista, e ripresa con Nietzsche e l’altra Salomè, Lou. Collegato al vento travolgente di Paolo e Francesca, sbattuti a destra e a manca.

Orfismo e scelta di Paride: musica, amore e memoria come bellezza imperitura

La passione non deve vincere sulla grazia e la bellezza, vedi novella di Boccaccio sulla donna maltrattata dallo sposo al fine di saggiarne la fedeltà, tanto da porre in essere una fictio in cui i figli, che studiavano a sue spese, e l’amata fossero state ripudiate. La passione è possesso e si possiedono solo cose morte. Come una rosa staccata appassisce. Il vero Amore è anche libertà, si apprezza tutto della amata, anche e soprattutto i difetti scoprendoli pregi.

I miti orefici si contrappongono a quelli dionisiaci che sono più corporali mentre questi più attinenti all’anima, come gli eleusini al risveglio ed dello spirito. Tutti e tre emblemi di rinascita. E poi riferimenti biblici alle arpe ed i vermi. La sedimentazione, la musica serva non di Dio ma della passione, ma che tuttavia essa trascende riconciliandosi a Dio. Perché lo scopo della malvagità è abbruttire cose belle, trasformando il bene che è buono in brutto che è male, assenza, nulla, nostalgia di Dio. Ma alla fine il cuore palpita sempre e la bellezza vince.

E l’amore contemplante è dono

E l’amore contemplante è dono. La musica loda la luce, quando siamo ad essa innanzi non dobbiamo marmorizzarci sul passato. Ecco il mistero che è tangibile e concreto. Se cerchiamo di modificare ciò che fu cadiamo nelle tenebre della disperazione e perdiamo la bellezza desiderata per sempre, e la nostra testa rotola nell’acquitrino.

Ma anche lì la compassione resta, e la bellezza ritorna e ravviva il canto smorto dalla passione, lo sanno le ninfe. Se ci volgiamo indietro e vogliamo modificare il passato cadiamo vittima della perdita, di Baal cioè Kronos. Proprio quando la luce è vicina. Se non ci fossilizziamo possiamo preservare la memoria di ciò che fu senza bramarne il ritorno e, usciti fuori dalle tenebre, la bellezza che fu tornerà più risplendente.

Il medesimo concetto di tempo non preservato dalla memoria e che deteriora e porta alla distruzione lo troviamo nella scelta di Paride che rappresenta le tentazioni cui è soggetto l’essere umano. Eris, dea della discordia, lancia un pomo con scritto ‘alla più bella’. Discordia ed invidia, come colui che divide, il Serpente Antico. Con la scritta alla più bella snatura il concetto di bellezza rendendolo merce vendibile, pomo d’oro, trofeo, Etalagia.

Le Tre Dee sono prefigurazione delle tre donne

Le Tre Dee sono prefigurazione delle tre donne, dei talenti, corrotti dal mercato. Scelgono un pastore, ossia un uomo semplice ma dalla capacità di discernimento eccelsa. Scendono quivi sulla Terra e accecate accecano il discernimento, barattandolo, vedendolo, promettendo. Al centro Atena, Albero della Conoscenza, ai lati Afrodite, fico, frutto dell’Albero, ed Era, il Potere, ma anche il Focolare Domestico. La Famiglia.

Paride non sceglie con discernimento, preferisce possedere la donna più bella del mondo, cade nello stesso errore, accecamento delle dee. Possedere ossia snaturarne la Bellezza. La Guerra di Troia simboleggia la discordia tra gli uomini, il primo epico scontro. Adamo seppe rifiutare Lilith che voleva dominare, stare sopra. E facendolo avrebbe corrotto Adamo e spinto a fare altrettanto, alla sete di dominio.

La donna Eva invece fu sua pari. Ma cadde nella tentazione e assaporò il fico, il frutto dell’ Albero della Conoscenza. Il Serpente Antico mostra ciò che non è. Diverrete come Dio. Invidioso dell’essere umano superiore agli angeli stessi e simile a Dio in quanto ha un corpo. Invidioso della bellezza persa vuole far perderla agli esseri umani. Vuole corromperli secondo la Sua logica. Essere come Dio. Peggio. Essere Dio.

Le tentazioni le subirà Dio stesso Figlio, nel Deserto

Corruppe già Lilith, corrompe ora Eva, che a Sua volta corrompe Adamo. Ma prima ancora che Dio intervenga capiscono e si coprono con la foglia del frutto mangiato. Si vergognano della loro Bellezza sporcata. Dell’atto impuro commesso. Le tentazioni le subirà Dio stesso Figlio, nel Deserto. Dal Serpente Antico. Che getterà il suo Pomo d’Oro per invidia.

Approfittando della debolezza. Quando Dio Ebbe Fame. Afrodite e la lussuria, il trasformare le pietre in pane. Atena, la superbia, buttati dall’altura ed ordina ai tuoi angeli di soccorrerti, la Serpe vuole convincerlo con la Conoscenza delle Sacre Scritture. E infine Era, il potere su tutto il mondo, la Cupidigia, il cedere alle tentazioni del mondo. L’essere del mondo. Scendere dalla Croce.

La fragilità di Dio, fatto uomo, viene vinta dalla Vera Conoscenza. Quella fatta dal legno dell’ Albero della Conoscenza. La Croce. La memoria ed il ricordo per costruire il futuro novissimo, non applicando schemi del passato al presente ma ravvivandoli di luce, non ascoltando l’eco di sirene ormai sopite, né voltandoci, sanando così l’umanità, come dice Carmen “l’Orfeo Malato da voci che inducono in tentazione”. La nostra Italia, la Nostra Europa, il Nostro mondo. Non lasciamoci incantare ma ravviviamoci di speranza e amore.

Giovanni Di Rubba

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