Omicidio Maimone, l’amico: “Valda ha sparato ad altezza uomo”

"Il primo colpo l'ho sentito, poi l'ho visto sparare di nuovo, ad altezza uomo". La testimonianza di Carlo, amico di Francesco Pio Maimone, l'aspirante pizzaiolo ucciso lo scorso 20 marzo sul lungomare di Napoli

“Il primo colpo l’ho sentito, poi l’ho visto sparare di nuovo, ad altezza uomo“. La testimonianza di Carlo, amico di Francesco Pio Maimone, l’aspirante pizzaiolo ucciso lo scorso 20 marzo sul lungomare di Napoli, è stata uno dei momenti più toccanti dell’udienza di oggi del processo in corso davanti alla Corte di Assise.

Omicidio di Francesco Pio Maimone, l’amico: “Valda ha sparato ad altezza uomo”

Carlo, con voce commossa e precisa, ha ricostruito gli eventi di quella tragica notte, indicando senza dubbi Francesco Pio Valda, imputato per omicidio, come colui che ha sparato. “Mi sono trovato il ragazzo di fronte”, ha detto al giudice indicando Valda, “ho capito che aveva una pistola in mano e ha sparato di nuovo, a una ventina di metri, ho sentito 3-4 colpi”.

Carlo ha poi descritto gli ultimi istanti di vita dell’amico: “Aveva una mano al petto e con l’altra voleva abbracciarmi…diceva ‘Carlo’, non è riuscito a ripeterlo, si è accasciato e ha chiuso gli occhi”. La commozione in aula era palpabile mentre Carlo raccontava come il suo amico gli sia spirato tra le braccia.

Il ragazzo gli è spirato tra le braccia mentre chiamava il suo nome

Oltre a Carlo, oggi sono stati ascoltati altri quattro testimoni, tra cui un altro amico di Maimone, il titolare del chiosco dove si è verificata la tragedia e due giovani. Le loro testimonianze hanno confermato la dinamica dei fatti e rafforzato l’accusa contro Valda.

Il processo riprende l’8 maggio

La prossima udienza del processo è stata fissata per l’8 maggio. Anche in questa occasione, il pm della Dda Antonella Fratello ha deciso di non rendere nota la lista dei testimoni da ascoltare. Nelle scorse udienze, infatti, si sono verificate presunte pressioni via social nei confronti di alcuni testimoni.

Non è passato inosservato, al termine dell’udienza, il comportamento di alcuni degli imputati, collegati in videoconferenza dalle carceri dove sono detenuti. Con il sorriso sulle labbra, hanno mimato il gesto delle manette, suscitando indignazione in aula.

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