È partito il recupero di un pezzo di storia di Napoli e d’Italia: la stazione ferroviaria borbonica Bayard. Circa venti, i milioni di euro che dovrebbero essere utilizzati per mettere in sicurezza il rudere e dare vita a nuovi spazi fruibili dalla cittadinanza. Situata tra via Garibaldi e via Cosenz, a Napoli, a pochi metri dal terminale della Circumvesuviana, quella che fu il fiore all’occhiello dei Borbone e del regno delle due Sicilie negli ultimi decenni era diventato un ammasso di pietre e di muri sgarrupati per i bombardamenti del 1943 e lo scoppio della motonave Caterina Costa, oltre che per il terremoto dell’Ottanta, dopo essere stata anche sede teatrale, Teatro Italia, nel 1930, e dopolavoro ferroviario delle Ferrovie dello stato.
“Napoli al Carmine”, parte il recupero
Nota anche come stazione di “Napoli al Carmine” per la sua prossimità alla piazza del Carmine (piazza Mercato), venne costruita dalla società Bayard, che firmò la convenzione per la realizzazione della ferrovia nel 1836. La stazione dunque edificio terminale e di partenza della prima ferrovia d’Italia, la Napoli – Portici, poi incrementata in stazioni e rete ferroviaria sino a raggiungere Nocera e Salerno. La ferrovia venne inaugurata da re Ferdinando II il 3 ottobre 1839 con un viaggio che portò il sovrano, assieme a tutta la corte: 48 personalità, una rappresentanza militare costituita da 60 ufficiali, 30 fanti, 30 artiglieri e 60 marinai, stipati in otto vagoni, dal Palazzo reale di Portici a Porta Nolana, a Napoli, visto che la stazione Bayard non era ancora pronta.
Conosciuta anche come “Bayard”, è la prima stazione d’Italia
Un viaggio lungo sette chilometri e mezzo in poco meno di dieci minuti. Una straordinaria passeggiata che era avvenuta tra la gente stupita e festante per quella nuova diavoleria inventata dal suo re. Di più. La “Bayard” fu anche testimone di un evento eccezionale, l’arrivo a Napoli di Giuseppe Garibaldi. Difatti, quello che fu il “Dittatore” a Napoli per alcuni mesi, e prima dell’arrivo delle truppe savoiarde, giunse nella capitale borbonica a…cavallo di una vettura ferroviaria. Questa, la cronaca di quell’arrivo, che il vostro cronista descrisse per il suo saggio su Garibaldi e gli scavi di Pompei, “Una camicia rossa a Pompei.
Nata con la ferrovia borbonica Napoli – Portici, nel 1839
“Alle undici di mattina del sette settembre, dunque, alcune carrozze trainate dalla locomotiva Vesuvio muovono da un paesello prossimo a Salerno, tra due ali di folla esultante: la notizia che Garibaldi, il quale per la prima volta nella sua vita ha modo di prendere un treno, stava partendo per Napoli si era sparsa in un baleno. A Cava de’ Tirreni – già scalo attivo dal 1857 – il treno è bloccato dalla gente che vuole vedere e toccare quello che ormai era da tutti considerato l’eroe dell’unità d’Italia.
E accade anche un episodio curioso: una donna del popolo riesce a raggiungere il generale e stringendogli la mano tra le sue tenta di baciarla; Garibaldi si nega a tanto servilismo e tuttavia acconsente a ricevere un bacio sulla guancia. Un gesto che le altre donne presenti imiteranno senza indugiare. Due ore e mezza durò il viaggio. Alle 13.30 il treno che trasportava quell’eccezionale passeggero faceva il suo ingresso nella stazione di Porta Nolana”.
Testimone di quella data e di quell’avvenimento, su una colonna in bugnato eretta proprio accanto al fabbricato della stazione, una lapide, adesso quasi illeggibile, che guarda verso Corso Garibaldi e riporta che: PER QUESTA VIA/ NEL VII SETTEMBRE / MDCCCLX / ENTRANDO SOLO ED INERME / GIVSEPPE GARIBALDI / CONGIVNSE / NAPOLI ALL’ITALIA.
Carlo Avvisati