Proprio mentre la città di prepara a ricordare Maurizio Cerrato, vigliaccamente ucciso dopo essere intervenuto in difesa della figlia, aggredita per un parcheggio, il Movimento 5 Stelle riaccende i riflettori sul problema della legalità e sulla incandidabilità dei nomi coinvolti nello scioglimento dello scorso consiglio comunale per mafia. “Nessuno vorrebbe mai pagare un contributo così grande – commenta la candidata pentastellata Mariantonietta Zeppetella Del Sesto – per affermare la propria libertà e una tragedia simile dovrebbe essere ricordata sempre per non scadere nell’indifferenza. I principi di legalità vanno applicati in ogni contesto sociale, in primis nelle istituzioni politiche”.
Proprio il “patto di legalità” proposto dal Movimento 5 Stelle ha fatto saltare l’alleanza tra i partiti di centrosinistra a Torre Annunziata, nonostante l’onta dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche abbia pesantemente scosso tutti i cittadini oplontini.
“Il nostro patto che garantiva legalità, pari dignità tra forze politiche e stabilità di governo non è stato accettato dai partiti del campo largo”, afferma la candidata sindaco.
“La nostra battaglia ideologica, oltre che di merito per le continue proposte di legge in Parlamento, non è stata accolta positivamente. Eppure, una città con vocazione turistica che viene sciolta per mafia (e non è la prima volta) non è un bel biglietto da visita per nessuno né per gli operatori turistici né per gli investitori né per i commercianti tantomeno per chi ha un b&b o una casa vacanze”.
La candidata pentastellata afferma che oggi, chi politicamente si offre di riscattare l’intera città da quest’onta non sta parlando, in modo critico e neanche costruttivo, di legalità. “Non vedo tanta enfasi sui temi della trasparenza amministrativa o sulla corruzione che ha coinvolto, nel passato recente, un dirigente, uomo di fiducia, scelto dal Partito Democratico. Sembra – continua Zeppetella – che il problema sia stato risolto con due anni di commissariamento, con due anni di sospensione della democrazia rappresentativa”.
La proposta del Movimento “contino” è stata quella di non far partecipare alle elezioni persone, liste civiche e partiti coinvolti o citati nel decreto di scioglimento. “Noi non abbiamo scheletri negli armadi e neppure “cacicchi” da accontentare. Nessuno sta parlando di camorra, di infiltrazioni, di contrasto alla illegalità. Nei fatti, il problema è stato accantonato e questo lo trovo estremamente grave. Noi presenteremo la nostra lista elettorale anche al vaglio della commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie per fugare ogni dubbio sulla incandidabilità dei nostri candidati. Non ci limiteremo ad una autocertificazione o alla sola presentazione dei carichi pendenti e dei casellari giudiziali, per altro previsti per Legge”.