La nuova serie “Briganti” – confermano anche i neoborbonici – presenta tante verità storiche. Il movimento ha inviato a produttori e autori della serie in onda (già con grande successo) da qualche giorno sulla piattaforma Netflix ringraziamenti e complimenti per i contenuti e per la qualità dei 6 episodi online dal 23 aprile.
Non si tratta di un film storico ma la storia che fa da sfondo ai personaggi (reali i loro nomi) contiene molte delle tesi che spesso vengono definite “neoborboniche”: i sabaudi invasori e oppressori, il Sud tutt’altro che povero (e i conseguenti saccheggi), i massacri, le deportazioni, la crudeltà degli ufficiali piemontesi e l’eroismo dei briganti che combattevano “per la loro terra e per la libertà“.
Sono tante le verità storiche che si vedono nella serie “Briganti” su Netflix. I neoborbonici ringraziano
Evidentemente, nonostante il sostanziale monopolio di accademie e media, sono state finalmente superate le tesi di una cultura “ufficiale” che per oltre 160 anni ha minimizzato o negato quei fatti o ha raccontato il brigantaggio come guerra interna al Sud o i briganti come semplici criminali. E anche grazie alla diffusione di fiction come questa le prossime generazioni potranno fare tesoro di tante verità storiche associandole ad un orgoglio e ad un senso di appartenenza sempre più necessari e preziosi in questioni meridionali aperte proprio in quegli anni e mai risolte.
Resta anche la bellezza di un prodotto avvincente, tra scenari meravigliosi, una splendida fotografia ed una emozionante colonna sonora, a partire dal famoso canto dei briganti di Eugenio Bennato rivisto da Raiz.