MSF, Gaza: un’incursione militare a Rafah sarebbe una catastrofe

Netanyahu: “Entreremo a Rafah ed elimineremo lì i battaglioni di Hamas, che ci sia o meno un accordo, per ottenere la vittoria totale”. Medici Senza Frontiere: "Sarebbe una catastrofe"

MSF, Gaza Un'incursione militare a Rafah sarebbe una catastrofe
Foto UNRWA - United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East

La popolazione palestinese di Gaza attende con il terrore negli occhi un impellente ingresso nell’area a sud della “Striscia”. Le Forze di difesa di Israele (IDF) programmano da settimane un’operazione di terra a Rafah dove sono convogliati gran parte degli sfollati. Ma da più parti si annuncia (tra queste MSF) l’eventuale incursione militare come una “catastrofe”.

Il premier israeliano Netanyahu ha detto, in una riunione con le famiglie degli ostaggi ancora prigionieri di Hamas: “L’idea di fermare la guerra prima di raggiungere tutti i nostri obiettivi non è un’opzione”.

Invece, in merito alle proposte di cessate il fuoco, rilascio degli ostaggi, annullamento dell’invasione, etc., sempre il premier israeliano ha affermato (riporta The Times of Israel): “Entreremo a Rafah ed elimineremo lì i battaglioni di Hamas, che ci sia o meno un accordo, per ottenere la vittoria totale”.

Nel frattempo il Sottosegretario generale per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, ha affermato nel suo ultimo appello: “La verità più semplice è che un’operazione di terra a Rafah sarà a dir poco una tragedia che va oltre le parole”.

“Per le centinaia di migliaia di persone che sono fuggite nel punto più meridionale di Gaza per sfuggire a malattie, carestie, fosse comuni e combattimenti diretti, un’invasione di terra significherebbe traumi e morti ancora maggiori”, ha specificato ancora il Capo dei soccorsi dell’ONU.

MSF: “Più di 1 milione di persone sfollate, una incursione militare sarebbe una catastrofe… il sistema sanitario è stato decimato”

Intanto anche Medici Senza Frontiere grida a gran voce che “un incursione militare a Rafah sarebbe una catastrofe”. Aggiungono: “C’è una disperata carenza di acqua pulita per bere o lavarsi. Inoltre, rifiuti e liquami grezzi si accumulano nelle strade di questo minuscolo cuneo di terra che ora ospita più di un milione di persone sfollate con la forza dal Nord di Gaza”.

“Sotto la minaccia dei bombardamenti aerei, si stima che 1,7 milioni di uomini e donne e i bambini sono stati sfollati con la forza a Rafah, un minuscolo frammento di terra a sud della Striscia di Gaza”, lo scrivono i medici nel loro ultimo rapporto “Le morti silenziose di Gaza”, dove descrivono, tra e altre cose, la distruzione del sistema sanitario e la lotta per la sopravvivenza.

“Tuttavia la popolazione civile non ha trovato sicurezza. A Rafah sono in corso operazioni militari – si legge ancora dal Rapporto di Medici Senza Frontiere – e la minaccia è confermata da un’imminente incursione militare su vasta scala da parte delle forze israeliane che incombe sulla popolazione, che ora affronta il rischio di morte per malattia o fame in un luogo dove il sistema sanitario è stato decimato“.

“Come organizzazione internazionale di medicina d’urgenza, abbiamo le competenze e i mezzi per fare molto di più e aumentare la nostra risposta”, dice Sylvain Groulx, Coordinatore delle emergenze di MSF.

“Il personale medico palestinese – spiega Sylvain Groulx – è altamente qualificato e deve solo avere i mezzi per lavorare in condizioni accettabili e dignitose per curare e salvare vite umane. È assurdo, ma oggi tutto questo rimane impossibile. Senza un cessate il fuoco immediato e duraturo e un significativo ingresso di aiuti, continueremo a vedere morire altre persone”.

I medici di Gaza: “Non ci sono abbastanza incubatrici per il numero di neonati di cui si ha bisogno”

Chiudo rendendo nota la vicenda dei medici di Gaza che hanno denunciato la gravissima situazione di assenza di incubatrici per neonati. Si tratta dell’Ospedale Al Hilal Emirates di Rafah, specializzato in assistenza alla maternità e ai neonati, dove alcuni dottori hanno testimoniato alla ONG internazionale ActionAid che “non ci sono abbastanza incubatrici per il numero di neonati di cui si ha bisogno”, questo sta costringendo il personale a “decidere a quali bambini dare la priorità”.

“Siamo arrivati al punto di dover scegliere il bambino a cui dare la priorità rispetto a un altro, in modo che possa vivere. Abbiamo 3 o 4 bambini per incubatrice”, hanno detto i medici l’8 aprile, aggiungendo che “ad ogni turno, due o tre neonati muoiono, a causa di infezioni e della catastrofe sanitaria a Gaza”.

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