Non ci pensiamo e magari ci meravigliamo a sentire certe cifre, eppure i numeri sono quelli che leggete già dal titolo: 597 miliardi di dollari di ricavi complessivi che riguardano le più grosse società produttrici del mondo e che si occupano sia di vendita di armi che di servizi militari. Sono quelle strutture organizzative che l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (SIPRI) definisce le “Top 100”.
Le cento aziende in questione nell’anno 2022 hanno fatto però peggio rispetto al 2021 (-3,5%), ma molto meglio se confrontiamo i dati con il 2015 (+14%). La regina dell’intero gruppo mondiale, nonché dell’area del Nord America è la statunitense Lockheed Martin Corporation.
“Molte aziende produttrici di armi hanno incontrato ostacoli nell’adattarsi alla produzione per la guerra ad alta intensità. Tuttavia, sono stati firmati nuovi contratti, in particolare per le munizioni, che potrebbero tradursi in maggiori entrate nel 2023 e oltre”, ha affermato la Dott.ssa Lucie Béraud-Sudreau, direttrice del programma di spesa militare e produzione di armi del SIPRI.
La spesa militare globale totale è incrementata per il nono anno consecutivo, raggiungendo i 2.443 miliardi di dollari nel 2023 (+6,8% rispetto al 2022).
“L’aumento senza precedenti della spesa militare è una risposta diretta al deterioramento globale della pace e della sicurezza”, ha affermato Nan Tian, ricercatore senior presso il Programma di spesa militare e produzione di armi del SIPRI.
Vendita armi e servizi militari, i ricavi mondiali totali del 2022 ammontano a 597 miliardi di dollari. Le nostre imprese rientrano in questa speciale classifica?
Le uniche presenti nella Top 100 del SIPRI, con il 2,6% delle entrate totali, sono: Fincantieri S.p.A., (posizione n. 46) costruttore navale, che si occupa di navi da crociera, navi per la Difesa, etc. e Leonardo S.p.A. (addirittura tra le prime venti, precisamente al posto numero 13), gruppo industriale internazionale che realizza capacità tecnologiche in ambito Aerospazio, Difesa & Sicurezza, che ha portato in cassa 12,5 miliardi di ricavi nel 2022.
Vendita di armi e di servizi militari nel mondo, la Top 100
Europa e Nord America
La fetta di torta che si dividono le industrie produttrici di armi e aziende che erogano servizi militari in Europa è equiparabile al 20,2% del totale delle Top 100. Le imprese europee, nel 2022, sono ben 26 per 121 miliardi di dollari di ricavi totali: 7 appartengono al Regno Unito (BAE Systems, Rolls-Royce, Babcock International Group, Serco Group, Melrose Industries, CACI International, con il 7% delle entrate), 5 alla Francia (Naval Group, Dassault Aviation Group, Thales, Safran, CEA, che totalizzano il 4,4% delle entrate), 4 alla Germania (Rheinmetall, ThyssenKrupp, Hensoldt, Diehl, che insieme fanno l’1,5%), 2 all’Italia (come già detto Leonardo e Fincantieri con il 2,6%). Un solo produttore a testa invece per Spagna (Navantia), Svezia (Saab), Norvegia (Kongsberg Gruppen), Polonia (PGZ) e Ucraina (UkrOboronProm), tutte con quote che oscillano tra lo 0,2 e lo 0,6%. Mentre 3 sono trans-europee (Airbus, MBDA e KNDS), cioè società che hanno le strutture proprietarie e di controllo situate in più di un paese europeo, queste ultime detengono il 3,3% dei ricavi.
Le aziende impegnate nella vendita di armi e di servizi militari in Nord America mantengono una quota del 50,9% del totale delle entrate del 2022. A fare da capofila a livello mondiale con 42 imprese nella Top 100 sono gli Stati Uniti d’America, segue il Canada con un solo produttore in classifica (CAE) e con una quota dello 0,2%. Va ricordato che le prime cinque in assoluto della Top 100 sono tutte statunitensi (Lockheed Martin Corp., Raytheon Technologies, Northrop Grumman Corp., Boeing, General Dynamics Corp.).
Asia e Oceania
Il 22,4% dei ricavi spetta a tutte quelle organizzazioni che operano in Asia ed in Oceania. La Cina è leader del mercato con 8 strutture, di queste tre sono presenti tra le prime 10 al mondo (NORINCO, AVIC e CASC), mentre le altre cinque (CETC, CASIC, CSSC, CSGC, CNNC) rientrano comunque tra le prime 30 della classifica, tutte e otto portano a casa il 18,2% delle entrate della Top 100.
Il Giappone ha in lista 4 imprese (Mitsubishi Heavy Industries, Kawasaki Heavy Industries, Fujitsu, IHI Corporation), tutte però registrate dopo la quarantesima posizione e con una percentuale complessiva di entrate dell’1,2%.
Anche la Corea del Sud raccoglie l’1,2% degli utili, con 4 aziende (Hanwha Aerospace, LIG Nex1, Korea Aerospace Industries, Hyundai Rotem), come quelle giapponesi sistemate dopo la quarantesima posizione della Top 100.
Chiude il cerchio delle più grandi l’India, con l’1,1% degli utili e 3 produttori in lizza (Hindustan Aeronautics, Bharat Electronics, Mazagon Dock Shipbuilders). Australia, Singapore e Taiwan, possiedono tutte una quota che varia tra lo 0,2 e lo 0,4% ed 1 sola azienda cadauna, rispettivamente Austral, ST Engineering e la taiwanese NCSIST.
Russia e Medio Oriente
Israele e Turchia (area del Medio Oriente) occupano insieme il 3% del mercato con 7 produttori: quelli israeliani (2,1%) sono Elbit Systems, Israel Aerospace Industries e Rafael; quelli turchi (0,9%) sono ASELSAN, Baykar, Turkish Aerospace Industries e Roketsan.
La Russia presenzia nella Top 100 con una fetta del 3,5% e con soli 2 imprese, la Rostec (in decima posizione mondiale) e la United Shipbuilding Corporation (in classifica al n. 36).
Una nota è necessaria per la Rostec: una holding che non ha una capacità produttiva diretta, quindi – spiega il SIPRI – che dovrebbe essere esclusa dalla Top 100, ma invece la troviamo registrata perché viene considerato che le altre aziende russe (High Precision Systems, KRET, Russian Electronics, Russian Helicopters, United Aircraft Corp., United Engines Corp. e UralVagonZavod) sono tutte controllate da Rostec ed occupavano le precedenti classifiche con i relativi dati.