È ancora una volta la pace il tema centrale della celebrazione della Supplica alla Madonna di Pompei, elevata questa mattina, 8 maggio e festa della Vergine, sul sagrato del Santuario. A presiedere la Santa Messa e la recita della preghiera che il Fondatore, il Beato Bartolo Longo, compose nel 1883, è stato Monsignor Giuseppe Favale, Vescovo di Conversano-Monopoli, accolto da Monsignor Tommaso Caputo, Arcivescovo Prelato della Città mariana. Migliaia i devoti che, malgrado la ferialità del mercoledì e la minaccia di pioggia, hanno raggiunto la Basilica, in molti casi a piedi, per rinnovare la propria devozione. Grande anche la partecipazione alla lunga veglia notturna terminata all’alba.
E, a questa folla, che anche dopo la celebrazione sta continuando a raggiungere Pompei per partecipare alle numerose Messe e alle preghiere in programma fino a stasera, si è unito spiritualmente anche Papa Francesco, che poco prima aveva presieduto la consueta Udienza generale. «Oggi – ha ricordato il Santo Padre – la Chiesa eleva la preghiera della “Supplica” alla Madonna del Rosario di Pompei. Invito tutti ad invocare l’intercessione di Maria, affinché il Signore conceda pace al mondo intero, specialmente alla cara e martoriata Ucraina, alla Palestina e a Israele. Affido in particolare alla nostra Madre i giovani, gli ammalati, gli anziani e gli sposi novelli che oggi sono qui presenti, ed esorto tutti a valorizzare in questo mese di maggio la preghiera del santo Rosario».
«Noi pellegrini con Maria – ha spiegato Monsignor Favale richiamando il motto del Giubileo 2025, “Pellegrini di speranza” – siamo voce di una folla sterminata di credenti che guardano alla Madre di Dio affidandole le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono». Il Vescovo parla anche di tristezze, angosce, sofferenze. E quale può essere la sofferenza più grande per l’umanità se non le guerre che oggi si combattono in numerosi scenari nel mondo? Quelle dei devoti venuti a Pompei, così come quelle dei fedeli che recitano la Supplica in ogni parte del mondo, sono – continua il Presule – «mani di figli che cercano le braccia della Madre per essere da Lei accolti; mani che portano il dolore e il sangue innocente di tanta parte di umanità, soprattutto di coloro che sono calpestati nella dignità̀ e che non hanno voce nel consesso dei grandi della terra; mani che si innalzano verso il cielo con la certezza che dal trono di clemenza dove siede regina, Maria volgerà il Suo sguardo pietoso con compassionevole tenerezza verso gli affanni e i travagli che amareggiano la vita di tanti in questo nostro tempo».
«Come non prestare attenzione – prosegue – alle lacrime di chi piange in terre dilaniate dall’odio e dalla violenza e anela a giorni di pace? Si può rimanere insensibili e indifferenti dinanzi a tante tragedie che oscurano la nostra quotidianità? Da questo luogo, che da valle di morte è diventata la valle di vita grazie alla luce portata da Maria, vogliamo far salire al cielo l’anelito di chi da mesi o addirittura da anni, in ogni angolo della terra, vive il dramma della guerra e vede nel proprio orizzonte addensarsi nubi sempre più oscure che promettono solo distruzione e morte». Quanto male può fare la guerra, tutto è possibile con la pace. Monsignor Favale ricorda le grandi realizzazioni di Bartolo Longo e della sua Consorte, la Contessa Marianna Farnararo, che proprio di Monopoli era originaria e della quale, quest’anno, si celebra il centenario della morte, avvenuta il 9 febbraio 1924. Monopoli è una Città profondamente mariana e, in occasione del IX centenario della venuta dal mare della venerata Icona della Madonna della Madia, le fu conferito il titolo di Civitas Mariae.
Bartolo Longo e Marianna Farnararo, pur molto diversi tra loro – rimarca il Vescovo celebrante – «furono afferrati dalla forza della carità, che fu l’anima di ogni loro azione apostolica. Se riuscirono a rivoluzionare un contesto sociale difficile, ciò fu possibile perché nel loro cuore c’era un fuoco che li divorava, il fuoco dell’amore di Dio». Amore di Dio che si fece amore per i fratelli: «Hanno dato la vita per i fratelli mettendo a disposizione dei bisognosi non solo la ricchezza del loro cuore e della loro intelligenza ma anche quanto possedevano, coinvolgendo molti altri dell’aristocrazia e della borghesia napoletana in questa avventura di generosa solidarietà». Il Beato e la sua Consorte, modello di riferimento anche per i genitori il cui compito primario è educare i figli alla fede, sono stati testimoni di quali grandi cose possa compiere chi si affida a Dio. «Se Pompei è diventato un centro propulsore di Misericordia – conclude Monsignor Favale – lo dobbiamo alla fede e al coraggio di due creature che, alla scuola della Vergine di Nazaret, si sono rese strumenti docili nelle mani dell’Onnipotente».
Monsignor Favale è stato accolto nella Città mariana dall’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, che ha confermato l’impegno del Santuario per la solidarietà proprio nel solco del carisma dei Fondatori. «Bartolo Longo, in Località Arpaia, ricevette la chiamata che cambiò la storia di questa valle, allora valle desolata: “Se cerchi salvezza, propaga il Rosario.
È promessa di Maria. Chi propaga il Rosario è salvo!”. Dalla sua adesione a questo invito della Vergine e dal coinvolgimento entusiasta di Marianna Farnararo De Fusco è nato tutto quello che vediamo intorno a noi: il Santuario, le Opere di carità e la stessa Città di Pompei. Assieme alla Contessa, Bartolo Longo ha propagato il Rosario, approfondendone l’anima contemplativa e cristologica, e si è fatto apostolo di questa preghiera in tutto il mondo e ha dato vita “alla nuova città dell’amore a Pompei”, accogliendo nelle sue opere migliaia di orfani, figli e figlie di carcerati, poveri, persone in difficoltà. Impegno che non si è mai interrotto e che ancora oggi, in strutture modernizzate e con modalità aggiornate alle nuove povertà, viene portato avanti da associazioni, famiglie, religiosi, religiose, educatori, volontari».
La Santa Messa, animata dal Coro Pompeiano “Don Franco Di Fuccia” diretto dal maestro Francesco Federico, è stata concelebrata dal Nunzio Apostolico Monsignor Luigi Travaglino e dall’Abate dell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni, Dom Michele Petruzzelli.
Ai fedeli, presenti sul sagrato della Basilica, si sono unite centinaia di migliaia di persone che hanno seguito il rito, in televisione e sui rispettivi siti, grazie alle emittenti Tv2000 e Canale 21.