Napoli, tra difficoltà e successi: la storia del club azzurro

È mancato anche l’apporto di alcuni protagonisti della cavalcata dell’anno scorso, che non sono riusciti ad esprimersi al meglio delle loro potenzialità neanche con Mazzarri e Calzona

Quest’anno il Napoli non è riuscito a replicare la stagione scorsa, culminata con lo scudetto vinto a distanza di 33 anni dall’ultima volta. È stato un campionato ricco di difficoltà per gli azzurri, che non sono riusciti mai a trovare l’assetto giusto nonostante i tre cambi in panchina.

Dopo l’addio di Spalletti, De Laurentiis si era affidato all’ex Roma Rudi Garcia, ma la sua esperienza si è rivelata più complicata del previsto, con il gioco dei partenopei che è sembrato sin da subito un’altra cosa rispetto a quello visto nella stagione passata. È mancato anche l’apporto di alcuni protagonisti della cavalcata dell’anno scorso, che non sono riusciti ad esprimersi al meglio delle loro potenzialità neanche con Mazzarri e Calzona.

Adesso, contro ogni pronostico delle scommesse sul calcio online e delle varie quote e statistiche che hanno fatto parlare tanto, è anche svanita la possibilità di guadagnarsi un posto nella prossima Champions League. Quindi, ciò che resta è il bellissimo ricordo del campionato scorso terminato con la festa di Udine prima e al Maradona poi.

Alle origini del Napoli

Il Napoli si avvicina a compiere i suoi 100 anni di storia, iniziata quando Giorgio Ascarelli fondò l’Internaples per poi dargli la denominazione di Associazione Calcio Napoli. Il 1926 ha così inizio il percorso della squadra campana all’interno del calcio italiano, con la prima partecipazione nella massima serie che allora si chiamava Divisione Nazionale. Tuttavia, i risultati sul campo si rivelarono inizialmente deludenti, con due retrocessioni in tre anni, salvo poi venire riammesso grazie all’allargamento del campionato deciso dalla FIGC.

Fu l’avvio di un nuovo corso per il Napoli che, anche grazie agli arrivi di alcuni grandi campioni, come Attila Sallustro, tra i migliori marcatori di sempre della storia del club, e Antonio Vojak, inizia a togliersi le prime soddisfazioni. In primis i due terzi posti consecutivi conquistati tra il 1932 e il 1934 e la qualificazione all’allora massima competizione europea, la Coppa Mitropa.

Dopodiché, seguì un lungo e difficile periodo per la società, terminato soltanto negli anni Sessanta, con l’arrivo in panchina di Bruno Pesaola, ex giocatore dei partenopei che si affermò anche da allenatore riportando gli azzurri in Serie A e vincendo anche la prima storica Coppa Italia del Napoli nella stagione 1961/1962.

L’era Ferlaino

Nel 1964, il club assume l’attuale denominazione Società Sportiva Calcio Napoli, diventando a tutti gli effetti una società per azioni. Erano gli anni di Dino Zoff, Antonio Juliano, Omar Sivori e José Altafini, ma, a parte la Coppa delle Alpi del 1966, non arrivarono grossi risultati per la squadra.

Così, nel 1969, arriva una nuova presidenza, guidata da Corrado Ferlaino, che rimarrà in capo al Napoli fino al 1993, per poi restarvi come socio azionario fino al 2002. Con lui alla guida, la squadra campana vive i suoi anni migliori, portando all’ombra del Vesuvio campioni come Tarcisio Burgnich, Giuseppe Bruscolotti e Sergio Clerici e ottenendo risultati importanti come la finale di Coppa Anglo-Italiana nel 1970 e, soprattutto, la vittoria della seconda Coppa Italia della storia del club, conquistata contro il Verona del tecnico campione d’Europa nel ‘68 con l’Italia Ferruccio Valcareggi.

Nel 1981, il Napoli sfiora l’impresa, perdendo di poco lo scudetto. Poco male, perché cinque anni dopo sarà il momento buono. Nell’84 arriva Diego Armando Maradona dal Barcellona e Ferlaino, tra conferme e nuovi arrivi, costruisce la squadra che nel 1986/1987 vincerà per la prima volta il campionato e la terza Coppa Italia. Alemao, Careca, Bagni, Garella, Giordano, Zola, Ferrara, tutti campioni che hanno a Napoli hanno lasciato il segno in quegli anni, tanto che, a quel successo in Serie A, seguiranno poi la Coppa Uefa dell’89, il secondo scudetto conquistato nel 1989/1990 e la Supercoppa italiana, ultimo trofeo prestigioso degli azzurri fino alla vittoria della Coppa Italia del 2011/2012 in piena era De Laurentiis.

L’era De Laurentiis

Gli anni Novanta del Napoli sono segnati da una profonda e grave crisi finanziaria, ma, ciò nonostante, la squadra riesce ad ottenere diversi buoni risultati. Un quarto posto nel ’92 con Claudio Ranieri in panchina, un sesto posto nel ’94 con Marcello Lippi e, soprattutto, la finale di Coppa Italia nel ’97 con alla guida mister Luigi Simoni. Quello è stato l’ultimo grande risultato per il club, che nel ’98 tornò in Serie B. Iniziò così un periodo di alti e bassi per la società partenopea, che poi, nell’estate del 2004, fallì.

La rinascita avviene con l’arrivo di Aurelio De Laurentiis, che prende in mano le redini del club con un progetto serio e mirato alla sostenibilità ripartendo dalla Serie C1. Il primo anno non andò come sperato, complice il poco tempo a disposizione per costruire una squadra vincente, ma l’anno dopo la promozione in B non tardò ad arrivare, così come quella in A che arrivò nella stagione successiva.

Da allora, il Napoli ha trovato stabilità, con il primo trofeo dell’era De Laurentiis datato 20 maggio 2012 con la vittoria nella finale di Coppa Italia contro la Juventus. Due anni dopo, arrivò poi anche il quinto successo in Coppa, con nel mezzo il ritorno in Champions League e la conquista della seconda Supercoppa italiana. La sesta e per ora ultima Coppa Italia arrivò poi nel 2019/2020, a cui ha poi fatto seguito la vittoria del terzo scudetto della storia degli azzurri con Spalletti condottiero.

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