A Napoli la mostra “Centauromachia – tra Umanità e Mito”, tra Italia e Grecia

La mostra, nata da un dialogo e una collaborazione fra Italia e Grecia su concetti quali il conflitto, la pace, l’identità, l’amore, il corpo e le sue fragilità, è esposta sullo sfondo barocco della Chiesa di San Severo al Pendino, a Napoli in Via Duomo

A Napoli la mostra “Centauromachia - tra Umanità e Mito”, tra Italia e Grecia

A Napoli nel Complesso Monumentale di San Severo al Pendino, sabato 25 maggio si è inaugurata la mostra “Tra umanità e mito”, parte del progetto di Alta Formazione “Centauromachia” direttamente dalla scuola di Atene, ideato dall’Ufficio V – Sistema della Formazione Italiana nel Mondo – Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dalla Dott.ssa Anna Zolfo funzionaria dell’Area della Promozione Culturale all’interno del Ministero degli Affari Esteri e sotto la direzione del Consigliere di Ambasciata Filippo Romano capo dell’Ufficio V.

La mostra, nata da un dialogo e una collaborazione fra Italia e Grecia su concetti quali il conflitto, la pace, l’identità, l’amore, il corpo e le sue fragilità, è esposta sullo sfondo barocco della Chiesa di San Severo al Pendino, a Napoli in Via Duomo. Le sculture, opera dell’artista greca Alexandra Kapogianni-Beth, giunta a Napoli direttamente dal suolo berlinese, raffigurano leggende e mitologie greche, anch’essi nelle loro fragilità umane, come la caduta di Icaro, il critico dio dei venti Eolo, la pietrificante e forte Medusa, o due semplici amanti che si perdono l’uno nell’altro come nel riflesso di uno specchio.

Le opere si mescolano e combaciano con la pittura barocca che dall’altare della chiesa si dirama verso le ampie mura, dando alla mostra un senso di antico, maestoso e profondo. Sentimenti contrastanti, quali, l’amore, la malinconia, la nostalgia, la forza e la fragilità sono protagonisti di questa mostra.

Durante l’inaugurazione, la maestosità delle opere è stata accompagnata dall’eleganza delle note melodiche di Elèna Vallebona, prima arpa del San Carlo, regalando ai visitatori un’atmosfera idilliaca su richiamo dell’antica Grecia.

Insomma, un lavoro di squadra progettato dalle mani della dott.ssa Anna Zolfo e dell’Ufficio V, passato poi sotto quelle straordinarie della scultrice Kapogianni, sino a quelle magiche dell’arpista Vallebona.

Proprio Anna Zolfo, funzionaria dell’Area della Promozione Culturale all’interno del Ministero degli Affari Esteri, spiega come, tutto il lavoro assemblato per questa mostra abbia proprio rispecchiato il concetto chiave di collaborazione e solidarietà, unendo non solo due territori, tanto distanti quanto vicini, ma anche e soprattutto il duro lavoro e gli animi delle persone, degli studenti e di chi ha potuto ammirare quest’allestimento, disponibile dal 25 maggio sino al 31 maggio.

“È un progetto nato a dicembre ad Atene”, spiega Zolfo “questa mostra è l’occasione per noi italiani di dare voce alla Grecia, un vero e proprio scambio culturale ideato per emancipare l’arte di entrambi i territori. Molti italiani sono già stati in territorio greco per questo progetto e stavolta è il nostro turno per accoglierli e guardare l’arte attraverso i loro occhi, con l’obiettivo, dunque, di promuovere la cultura italiana all’estero e viceversa”.

Presente all’inaugurazione anche il capo dell’Ufficio V, Filippo Romano, garante del sistema della formazione italiana nel Mondo “Ringrazio la dottoressa Anna Zolfo per aver reso possibile tutto questo e per il suo instancabile impegno. Questo progetto coinvolge, non solo la nostra scuola ad Atene, ma tutte le sette scuole italiane statali nel mondo come quella di Istanbul, Addis Abeba, Parigi, Zurigo e le scuole di Madrid e Barcellona. A ciascuna di queste scuole è stato affidato un tema portante attorno al quale costruire il progetto. Alla scuola italiana statale di Atene è stato affidato il compito di elaborare un progetto dedicato all’archeologia, allo studio della cultura classica sotto una forte collaborazione fra istruzioni italiane e greche”.

Questo progetto, che si sviluppa tra Grecia e Italia, avrà la sua conclusione a Paestum il 14 settembre, in un balletto, coreografato da Alessio di Stefano, composto da ballerini professionisti affiancati dagli studenti della scuola statale italiana di Atene, che ci raggiungeranno fin qui per parteciparvi.

L’allestimento di questa mostra porta ad una serie di riflessioni, come il concetto del “conflitto”, tema centrale della “Centauromachia” e come gli antichi lo rappresentassero attraverso il corpo, ma è anche un modo con cui gli studenti delle scuole interessate ed il pubblico potranno introiettare in sé questa nuova idea di conflitto da diversi punti di vista e varie sfaccettature. Ogni scultura rappresenta, se si vuole, un conflitto attraverso uno stato d’animo, che sia in se stessi così come in amore fra due amanti che non possono possedersi, o con gli altri, in un conflitto che può essere turbolento e rumoroso, ma anche silenzioso e nostalgico. Qualcosa che chiunque può sentire interiormente e può interpretare diversamente attraverso una strada diversa, quella della cultura greca antica, ma anche attuale e contemporanea, dunque questa mostra è un’occasione per riflettere sulla propria identità, la relazione con la natura, il mondo e le emozioni.

Nikos Frangos, Presidente dell’Istituto Ellenico di Cultura, spiega, infatti, come la cultura oggi sia, non solo un mezzo per divulgare la bellezza dei nostri territori, ma anche un modo per superare le divisioni e per rafforzare le fragilità. “La cultura sta gradualmente assumendo un ruolo fondamentale nelle relazioni internazionali, assumendo dimensioni di un vero e proprio strumento efficace per consolidare i rapporti. Oggi in questo contesto, si parla di tradizioni, arte e storia che la Grecia vuole condividere visivamente e fisicamente con noi, in una lettura classica ma contemporanea. Anche noi, abbiamo portato in Grecia un tema molto importante, ma non abbastanza conosciuto, sia qui che in territorio greco. Abbiamo parlato del 25 aprile, giornata della Liberazione, che in Grecia è chiamata giornata del Risorgimento.

Oggi come in passato i nostri rapporti con la Grecia sono amichevoli e solidi, difatti già in tempi di guerra tantissimi italiani hanno partecipato alla liberazione della Grecia, si son battuti per la Grecia e hanno combattuto su suolo greco, rendendo orgoglioso il nostro territorio e solidificando questo legame, questo appuntamento di oggi ne rispecchia ancora un’altra facciata con le sculture di Alexandra” conclude Frangos.

Alexandra Kapogianni-Beth, scultrice greca pluripremiata, anch’ella presente all’inaugurazione a Napoli, condivide attraverso una sua pubblicazione, sulla piattaforma Instagram, come il calore, l’accoglienza partenopea, l’hanno lasciata affascinata, scrivendo: “… Mi sento ancora sopraffatta da tanti elogi, tante belle parole, tanto entusiasmo e una splendida serata. Grazie a tutti!”

Le sue opere sono espressione di frammenti che danno l’idea del mondo antico che ci portiamo dal passato all’oggi nella nostra identità culturale, per cercare di riscoprire quel valore che gli antichi greci hanno avuto la responsabilità di volerci trasmettere, attraverso ciascuna figura mitologica rappresentata.

“Questa mostra è molto importante per me, per la Grecia e per l’Italia” racconta Alexandra Kapogianni-Beth durante l’inaugurazione “sono molti anni che mi dedico alla scultura e allo stesso modo sono molti anni che avevo il desiderio di mostrare ad un ampio un pubblico internazionale le mie opere, volevo mostrare qualcosa di oggettivamente bello, e cos’altro di bello esiste se non l’uomo stesso e le storie che l’uomo narra?” Continua l’artista ellenica.

“La mia arte si incentra proprio su l’uomo e sulla sua storia, come con Nike, Icaro, Eolo, questi nomi hanno ognuno una storia, donne, uomini, dei e creature mitologiche racchiudono in sé delle storie che ancora oggi si rispecchiano in chi guarda. È tutto un processo – conclude così l’artista – che non finirà mai e forma la nostra intera vita ed esistenza, le storie portano a dei nomi, i nomi ci portano all’uomo e l’uomo al corpo, e ai movimenti che ci portano all’oggi. Oggi, dunque, ringrazio Anna Zolfo e tutti coloro che hanno reso possibile quest’originale opportunità” .

Francesca Tufano

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