Pompei, disegni di gladiatori realizzati da bambini prima dell’eruzione del Vesuvio

In una stanza dello stesso isolato nuovi dipinti mitologici e in un altro ambiente resti di vittime dell’eruzione. Da qualche giorno il cantiere aperto al pubblico

Gladiatori e cacciatori, dipinti da bambini piccoli con il carboncino sui muri di un cortile di servizio, nella casa del Cenacolo colonnato su via dell’Abbondanza a Pompei, aiutano a capire meglio l’infanzia ai tempi degli antichi romani. Come scrivono gli autori di un testo pubblicato oggi sull’E-Journal degli Scavi di Pompei …… l’esposizione a forme estreme di violenza, anche di bambini piccoli (si stima tra 6 e 7 anni), non sembra essere un problema solo dei giorni nostri, tra videogiochi e social media: il “problema” esisteva già duemila anni fa, con la differenza che il sangue sparso nell’arena era vero – e che pochi ci vedevano un “problema”, con tutte le possibili ricadute sullo sviluppo psico-mentale dei bambini pompeiani.

Nell’insula dei Casti Amanti, dove la scoperta è avvenuta nell’ambito di un progetto di restauro, scavo e accessibilità e che da oggi è visitabile “dall’alto” grazie a un sistema di passerelle sospese, il Parco Archeologico di Pompei è impegnato in un progetto di ricerca interdisciplinare per valorizzare i tanti dati nuovi.

Oltre ai disegni dei bambini, per il cui studio il Parco ha avviato una collaborazione con il dipartimento di neuropsichiatria infantile dell’università Federico II a Napoli, sono stati documentati i resti di due vittime, una donna e un uomo, morti nei lapilli del Vesuvio davanti al portone chiuso della casa dei Pittori al lavoro (chiamata così in virtù del fatto che si stava ridipingendo al momento dell’eruzione); all’interno della casa, è venuto alla luce un piccolo cubicolo (“camera da letto”), allestito come studiolo in prossimità del tablinum (sala di ricevimento) della casa. Tra le scene mitologiche un quadretto singolare, senza confronti del repertorio vesuviano, con la rappresentazione di un piccolo bambino in cappucciato, forse un figlio deceduto dei proprietari.

Da oggi 28 maggio 2024 è possibile accedere al cantiere tutti i giorni dalle ore 10.30 alle 18:00, attraverso un percorso che, interamente “accessibile”, va ad implementare l’itinerario senza barriere architettoniche “Pompei per Tutti”, e include un elevatore per il raggiungimento delle passerelle sospese anche ai diversamente abili.

Il percorso dall’alto consentirà una visione innovativa e globale dell’intera insula, nonché dell’architettura delle case romane con l’alternarsi, come in questo caso, di ambienti vari adibiti ad usi diversi, dal produttivo al commerciale all’abitativo, oltre che dell’attività di cantiere in atto, nell’ottica di una rinnovata e migliore fruizione al pubblico.

L’ingresso, da via dell’Abbondanza, sarà contingentato allo scopo di garantire un’ottimale accessibilità e fruizione in sicurezza del percorso, anche in considerazione delle attività in essere al livello archeologico.

Gli ambienti e i rinvenimenti

Tra gli ambienti portati alla luce nel corso degli scavi archeologici, nella Casa dei Pittori al lavoro ne emerso uno dalle raffinate pareti affrescate in IV stile. La porzione superiore a fondo bianco è decorata con figure mitologiche (centauri, sirene, grifi) che incorniciano l’immagine di una divinità, presente su ciascun lato. Si riconoscono Afrodite, Apollo e Dioniso e una quarta divinità (molto probabilmente una figura femminile) non ben leggibile, a causa di una breccia sulla parete di riferimento.

Questo ambiente ancora in corso di scavo era interamente obliterato dal flusso cineritico. Gli interventi sono consistiti, contestualmente alla rimozione meccanica della cinerite, nella pulitura e consolidamento della superficie pittorica ad opera dei restauratori. Il registro di mezzo con pannelli a fondo rosso presenta, invece, quadretti dipinti direttamente sul colore. Nelle scene si riconoscono Perseo e Andromeda da un lato e la purificazione di un eroe dall’altro.

Su un’altra parete ancora, un quadretto più piccolo raffigurante, in maniera alquanto inedita, un bambino con cappuccio e mantello da viaggiatore, circondato da grandi grappoli d’uva e melagrane; al suo fianco un cagnolino. Posto vicino all’apertura che affaccia sul triportico (giardino con portico a tre bracci), la scena crea un gioco di illusione prospettica con il giardino.

Sempre nella casa dei Pittori al lavoro, un altro ambiente, già parzialmente indagato nelle precedenti campagne di scavo, è stato identificato come l’ingresso principale della Casa dei Pittori al Lavoro attraverso il vicolo occidentale.

 

Lo scavo ha qui restituito gli scheletri di due vittime, un uomo e una donna in età avanzata che, entrati dalla porta sul vicolo, avevano cercato rifugio nelle fauces (corridoio di accesso), un piccolo spazio ancora libero dal lapillo caduto durante la prima fase dell’eruzione, trovando successivamente la morte a causa dei lapilli grigi che inevitabilmente vennero ad accumularvisi.

Nella casa del II Cenacolo colonnato, invece, durante le attività di scavo e svuotamento dal materiale eruttivo, su una delle pareti di un corridoio, a circa 1,50 m dal piano pavimentale, sono stati intercettati alcuni disegni a carboncino, che per la semplicità dell’esecuzione, la natura ingenua del tratto e le semplificazioni degli schemi iconografici, sembrerebbero essere stati eseguiti dalla mano di un bambino. I disegni in questo ambiente raffigurano, nelle parti conservatisi, una scena gladiatoria, con due gladiatori uno di fronte all’altro e una scena di venatio (giochi di caccia), con due bestiarii, provvisti di lunga lancia, intenti ad affrontare probabilmente una coppia di cinghiali. A destra, invece, una testa di rapace, forse di aquila.

“Insieme alle psicologhe della Federico II, siamo giunti alla conclusione che con ogni probabilità i disegni dei gladiatori e di cacciatori sono stati eseguiti in base a una visione diretta e non da modelli pittorici. – dichiara il Direttore Gabriel Zuchtriegel –  Probabilmente uno o più dei bambini che giocavano in questo cortile, tra cucine, latrina e aiuole per coltivare verdure, avevano assistito a dei combattimenti nell’anfiteatro, venendo così a contatto con una forma estrema di violenza spettacolarizzata, di cui potevano far parte anche esecuzioni di criminali e schiavi. I disegni ci mostrano l’impatto di questo sull’immaginario di un bambino o di una bambina di tenera età, soggetto alle stesse fasi di sviluppo che si riscontrano ancora oggi. I cefalopodi, ovvero le figure con gambe e braccia che escono direttamente dalla testa, caratterizzano un modo di disegnare la figura umana che possiamo ritrovare nei bambini di oggi. Evidentemente si tratta di una costante antropologica che prescinde da mode artistiche e culturali.”

In un altro spazio identificato come un’area usata sia per lo stoccaggio/scolo delle anfore sia per scopi produttivi, su alcune pareti è apparsa un’altra serie di disegni sempre su quote non molto alte, tra i 0,20 e i 0,50 m dal piano pavimentale, probabilmente ad altezza di bambino.

Si tratta di tre piccole mani scontornate con il carboncino, due scene gladiatorie, un disegno che sembrerebbe ritrarre due figure che giocano con una palla, un animale da riconoscere verosimilmente in un cinghiale e, infine, una scena di pugilato, che ritrae uno dei due pugili riverso a terra.

La parete est, oltre a testimoniare la presenza di un’altra scena di pugilato, disegno che immortala sempre l’atto di “knock-out” di uno dei due atleti, documenta una scena più complessa, appartenuta a una mano differente e a un periodo precedente della vita dell’ambiente (ancora non ben definito), poiché il disegno è parzialmente coperto da una scialbatura color crema, forse messa in opera proprio a copertura di questo disegno.

Quest’ultimo non è stato tracciato tramite l’utilizzo di un carboncino, ma con l’ausilio di un pigmento minerale di color rosso, forse ocra. Il disegno rappresenta in maniera schematica, ma con un forte intento ironico, una scena marina, dove troviamo: due grandi navi circondate da pesci, oggetti che si riferiscono alla pesca (nassa ?) e, sotto un pesce che presenta lunghi bargigli, plausibilmente una triglia, di maggiori dimensioni, due membri maschili, uno dei quali preso all’amo.

Il Cantiere

L’Insula dei Casti Amanti (IX 12) si inserisce nel quartiere centrale della città antica di Pompei (Regio IX), lungo Via dell’Abbondanza. Scavata per circa la metà, ha un’area di circa 2.600 mq (70 x 37 m).

Il core del progetto – diviso in due lotti differenti – ha previsto le seguenti fasi: verifica, progettazione e realizzazione della nuova copertura; scavi archeologici; riprofilatura dei fronti di scavo; messa in sicurezza degli elevati murari; restauro delle superfici e degli elementi archeologici. Un’equipe di professionisti (architetti, restauratori, ingegneri, archeologi) ha inizialmente portato avanti una campagna di indagine conoscitiva di tutti gli aspetti e specificità dell’area (rilievo architettonico, tecniche costruttive, fasi storiche, stato di conservazione della materia, caratteristiche meccaniche e degrado strutturale, etc.) al fine di ottenere una “fotografia” dell’area e delle strutture nelle sue condizioni prima dell’inizio dei lavori, anche con l’ausilio di analisi strumentali in situ (prove geognostiche, prove fisiche, prove strutturali, etc.) ed in laboratorio (analisi di campioni). Riscontrata l’inefficacia della copertura preesistente ai fini del mantenimento dell’equilibrio conservativo, è stato studiato un nuovo sistema di copertura al fine di liberare tutta l’insula da qualsiasi elemento interferente con la fruizione delle aree e poggiante solo lungo i due vicoli laterali. A seguito di approfonditi sondaggi archeologici è stata localizzata con precisione la posizione delle fondazioni delle 12 colonne di sostegno della struttura.

Il primo lotto dei lavori ormai completato, partito con la progettazione finanziata del Grande Progetto Pompei ed affidata ad un RTP guidato dalla società B5 srl (che ha curato nella persona dell’arch. Francesca Brancaccio anche la Direzione dei lavori del primo lotto, di cui è Responsabile Unico di Progetto Vincenzo Calvanese, funzionario ingegnere e responsabile dell’Ufficio Tecnico del Parco), ha previsto interventi di messa in sicurezza dei fronti di scavo ed il rifacimento completo delle coperture con la realizzazione di una struttura reticolare spaziale che compre con un’unica campata l’intera superficie dell’Insula per oltre 2.000 mp oltre alla realizzazione di una passerella sospesa per una lunghezza complessiva di circa 240 metri lineari di percorso. Il primo lotto è stato realizzato dall’RTI Fratelli Navarra / Icores / Cassisi ed è costato complessivamente circa 8 milioni di Euro, per gran parte finanziati dai fondi europei PON FESR Cultura e Sviluppo 2014-2020.

L’attività tutt’ora in corso sta interessando in questa seconda fase interventi mirati alla messa in sicurezza e al restauro delle strutture e degli apparati decorativi emersi.

Il secondo lotto dei lavori attualmente in corso vede Responsabile Unico di Progetto l’arch. Paolo Mighetto, Direttore dei lavori l’arch. Arianna Spinosa e Imprese Esecutrici: Consorzio Officina e Forte Costruzioni.

La copertura è stata realizzata con una struttura reticolare spaziale in acciaio, isolata sismicamente in testa alle colonne, la cui maglia si orienta e si dispone adattandosi alle giaciture del tessuto edilizio dell’insula. Una particolare attenzione è stata data all’impatto della copertura sul paesaggio di Pompei ed al rapporto pieno/vuoti esistente in relazione ai cortili, agli atri ed ai giardini interni all’insula.

Sono stati previsti all’uopo elementi vetrati in corrispondenza delle aree scoperte, per permettere di avere luce dall’alto. I lucernari sono realizzati con speciali pannelli di vetro con cellule fotovoltaiche integrate atti a captare energia solare e produrre l’energia elettrica sufficiente a rendere autonomo il complesso sia per l’illuminazione notturna che per l’impianto elevatore. In relazione alla fruizione dell’area, è stata elaborata una soluzione finalizzata a migliorare i livelli di accessibilità da parte dei visitatori, anche con il ricorso ad un camminamento integralmente sospeso, agganciato alla copertura, e collegato, tramite un elevatore, al percorso “Pompei per tutti”.

I tre fronti di scavo artificiali sono stati oggetto di interventi di riprofilatura e di protezione con sistemi di ingegneria naturalistica, tali da garantire la messa in sicurezza dell’intera area nei confronti di potenziali fenomeni di instabilità dei fronti di scavo medesimi.

Nel corso delle operazioni di riconfigurazione sono stati rinvenuti significativi reperti archeologici e porzioni di affreschi o di elementi architettonici in situ o trascinati nelle fasi di crollo. Si è deciso di lasciare a vista alcune porzioni di sezioni geologiche relative alle stratigrafie del prodotto delle eruzioni rinvenute durante gli scavi. Sono stati progettati specifici sistemi di sostegno per gli elevati murari che garantiscono la stabilità delle strutture e riducono sensibilmente l’ingombro all’interno degli ambienti, consentendo così una migliore fruizione. È stato elaborato un articolato progetto di restauro esteso a tutte le superfici dell’insula (circa 200 prospetti) e di valorizzazione delle pavimentazioni e dei percorsi interni, calibrato sulle effettive forme di degrado rilevate e sulla loro entità, che è oggetto di un ulteriore appalto.

Il progetto ha previsto anche uno scavo archeologico finalizzato ad una migliore comprensione e fruibilità delle unità abitative già individuate.

 

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