Merita menzione nell’ambito della estetica sperimentale il dottor Carmelo Genovese, medico, giornalista e docente di Estetica Sperimentale, è stato vice presidente dell’Associazione Internazionale di Estetica Sperimentale dell’Università di Parigi e pioniere nel proporre la grafica applicata al computer.
L’estetica sperimentale è la disciplina che studia il “Bello” nelle sue forme e manifestazioni applicato alle altre branche del sapere umano.
Nato a Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese, ove compì gli studi liceali, si trasferì poi a Bologna laureandosi in Medicina e Chirurgia alla Alma Mater, e dove lasciò questa Terra il 2 marzo 1997.
Dopo il liceo in Sicilia e la laurea in Medicina e Chirurgia a Bologna ha insegnato Estetica Sperimentale e Teoria della percezione alle Accademie di Belle Arti di Firenze e Bologna.
È autore del volume Estetica Sperimentale.
Genovese comincia a studiare la macchina elettronica applicata all’arte a partire da una serie di esperimenti sulla grafica che egli definisce ed intende come “disegno di pazienti psicotici, specie schizofrenici ed altri che non hanno avuto una formazione artistica, allo scopo di analizzare al fine di analizzare la loro espressione poetica come attività artistica e non come si era fatto sino allora come mera comunicazione verbale.
Scopo dello studio dimostrare se vi fossero o meno differenze nella scelta degli elementi costitutivi del messaggio e nelle modalità operative della fase produttiva ed il Genovese teorizza un connubio tra arte e scienza, sostenendo che la ricerca scientifica dovesse occuparsi della fenomenologia artistica attraverso la tecnologia.
Lo scienziato, dunque, si è occupato dell’estetica sperimentale in quanto disciplina facente parte del campo di studio delle scienze empiriche, fondata sulla ricerca delle leggi della condotta intellettuale. Da medico indagando la psicopatologia dell’espressione plastica, studiando l’estetica in connubio alla tecnologia e trattandola non solo come una disciplina artistico-filosofica, ma dandogli bensì una legittimazione scientifica trattandola secondo parametri quali statistica, matematica e cibernetica.
Concepì quindi, nello studio dell’immagine digitale e della sua collocazione nell’arte contemporanea, nonché nell’utilizzo del computer e tecnologie informatiche come strumenti artistici.
Fondò quindi il C.R.A.U.S (acronimo per Centro Ricerche Attività Umane Superiori) Accademia da lui diretta, ove diffondeva i suoi studi sulle potenzialità dell’immagine digitale come forte elemento di produzione artistica.
Il luminare vedeva nel digitale la base per un fare artistico dalle molteplici elaborazioni e variabili per soddisfare nuove esigenze creative.
Giovanni Di Rubba