Italiani popolo di Santi, poeti, navigatori e “fotografi“… ebbene sì. Nonostante sia vietato dalla legge e sia ben noto, e ricordato anche fuori ogni seggio, si continua a fotografare la scheda dopo aver espresso il voto. Pena una denuncia che può costare anche qualche decina di migliaia di euro a carico dei provetti “fotografi”.
Reato estremamente grave: c’è chi vende, ma soprattutto chi “compra”
Eppure il reato è, a ben pensarci, molto grave. Fotografare la scheda per certificare una votazione avvenuta, avvenuta nel modo in cui “doveva”. Un azione del genere serve esclusivamente a garantire che si è votato come si era promesso, dichiarato, e perchè no, “venduto“. E sì. Perchè i voti si vendono e si comprano e non è una novità.
A dirla tutta ad essere denunciati non dovrebbero essere solo i cosiddetti fotografi, ma a finire quanto meno sotto la lente di ingrandimento delle forze dell’ordine dovrebbero essere anche coloro i cui nomi risultano segnati sulla scheda. Insomma, colore che ricevono il vantaggio, “certificato dalla foto”, del voto ricevuto. Coloro per i quali scatta il sia pur minimo sospetto di essere “acquirenti”… di voti.
Intanto questa mattina i carabinieri hanno segnalato altri tre casi di foto nella cabina elettorale e per tre “disonesti” e anche “maldestri“, se non del tutto “imbecilli” da farsi beccare, chissà quanti ben più “furbi” hanno fotografato ricordando di mutare il cellulare.
Questi gli ultimi casi denunciati:
MARANO, presso seggio elettorale Istituto “Massimo D’Azeglio”, via Piave. I carabinieri della stazione di Marano hanno denunciato un 45enne incensurato per aver portato in cabina un cellulare e per aver scattato una foto alla scheda.
SAVIANO, presso Scuola Elementare in via Cimitero. I carabinieri della stazione di Piazzolla di Nola hanno denunciato un 28enne per aver scattato foto alla scheda elettorale.
CARBONARA DI NOLA, presso Scuola Elementare in via Rainone. I carabinieri della stazione locale hanno denunciato un 59enne per aver fotografato con lo smartphone la scheda elettorale.