La penna scorre sul foglio come fosse guidata da una forza misteriosa. La mano è ferma e sicura, mentre negli occhi lucidi e sul volto provato e rigato dalle lacrime, scorrono uno dopo l’altro i fotogrammi che compongono la triste pellicola di quella maledetta giornata nella sala operatoria della clinica “Maria Rosaria” di Pompei. Pochi attimi e quella che avrebbe dovuto essere una festa gioiosa, si trasforma in una immane tragedia che segnerà per sempre la sua vita.

Sono trascorsi cinque anni da quel momento. Ma per Antonietta Donnarumma, il tempo sembra essersi fermato alle sette del mattino di quel’11 marzo del 2019, quando la sua piccola Giorgia non ce l’ha fatta.

Il 19 ci sarà il dibattimento con i medici nominati dalla Procura, il 3 settembre il dibattimento in aula. Una sorta di interminabile via Crucis che in Antonietta e suo marito Rosario, seguiti dagli avvocati Giovanni Tortora e Maddalena Nappo, riapre una profonda ferita e rinnova un dolore lacerante che non si è mai attenuato. La domanda che risuona come un tarlo nella mente di Antonietta è sempre la stessa: perché la piccola Giorgia non è al mondo? Chi ha sbagliato?

Oggi c’è un processo in corso, e risposte definitive e certe non ve ne sono. Così come eventuali condanne, o accertamento di responsabilità. Esiste solo una grande, granitica certezza, frutto del grande amore che lega mamma e figlia: la immensa sete di giustizia che anima il percorso di Antonietta, e la voglia di arrivare alla verità.

Ed è questo il motivo che ha spinto la giovane mamma, in uno dei tantissimi momenti di sconforto, ad aprire il cuore, ad afferrare il coraggio a due mani, a prendere carta e penna e a scrivere una lettera alla piccola Giorgia!

Ciao piccola mia! Ciao stella!
Questa non è una lettera come tante! E’ un urlo di dolore di una madre che ha perso il bene più prezioso, quello che aspettava con tanto amore che venisse al mondo. E’ così difficile amarti, pensarti e non poterti avere, non poterti coccolare, non poterti stringere tra le mie braccia.

Stasera le lacrime, scendono più del solito. Sono trascorsi cinque lunghi anni, che non ci sei più e non sai quanto è dura andare avanti. I miei giorni sono vuoti e senza gioia. Quanto è difficile asciugare le lacrime e ripartire ogni giorno senza di te.

Il tuo corpo senza vita sul mio petto è l’immagine che ogni singola cellula del mio corpo non dimenticherà mai. Amore mio. Non ho potuto consolarti dai tuoi pianti, non ho visto il tuo primo sorriso, non ti ho vista crescere, spegnere le tue prime candeline. Ho privato anche i tuoi fratelli di un bene così prezioso.

Già ti immaginavamo correre per la nostra casa. Era tutto pronto per accoglierti e stringerti a noi. La tua camera, oggi non c’è più. Non riuscivo a guardarla. Così vuota come il mio cuore. Ho conservato ogni piccola cosa di te. Ma l’ho riposta lontana dalla mia vista, perché fa troppo male ricordare. C’è una piccola cassettiera dove ho conservato le cose più importanti. Ogni tanto la apro, quando ho bisogno di sentirti più vicina.

La vita è stata troppo crudele con noi. Invece di portarti a casa nella tua profumata culletta, ti ho portata al cimitero in una piccola bara bianca. Al tuo compleanno, invece di farti scegliere il regalo più bello, faccio scegliere ai tuoi fratelli i fiori più profumati per colorare la tua tomba. A natale mancherà sempre il tuo regalo sotto l’albero. A tavola non ci sarà mai il tuo piatto preferito. La nostra sembra una storia senza fine e io sono ancora ferma li con te in quella maledetta sala operatoria dove ti hanno strappata a me per sempre.

Oggi a distanza di un anno e mezzo dalla sentenza di primo grado, si riapre il processo e con esso la mia profonda ferita. Mi ritrovo nuovamente in un uragano che mi toglie il respiro. La storia si ripete. Chiedo a gran voce alla giustizia italiana, se mai tutto questo per me avrà una fine. Se tutto quello che ho fatto, avrà una risposta. Un processo di tre anni e mezzo che ha provocato in me migliaia di sensazioni. Ansia e frustrazione perenni. Oggi tutto ricomincia. Mi sembra di rivivere la mia storia come uno spettatore che guarda il tempo che passa.

Da quel giorno la mia vita è cambiata. Angelo mio, Vivo con un peso sul cuore. Ho perso la mia amata bambina, solo per l’incompetenza, la distrazione di chi doveva fare il suo lavoro. Non perdonerò mai chi mi ha distrutto la vita. Se esiste una giustizia divina tutto questo non può restare impunito. Deve accadere qualcosa. Se la legge è uguale per tutti chi ha sbagliato deve pagare. Da quando manchi tu, il mio sole si è spento con te. Vado avanti solo per i tuoi fratelli e cerco di crescerli e guidarli, perché anche loro sono vittime e subiscono questo dolore. Aiutami tu a guidarli, aiutami tu ad ottenere giustizia. A far ascoltare il mio grido di dolore. Illumina tu chi deve giudicare, e Aiutami a sopravvivere!.
Ciao piccola Giorgia. Mamma tua!

Mausan

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