A Voghera l’ultimo saluto a Cristina Frazzica, uccisa in kayak a Napoli

Il parroco nell'omelia: "Abbiamo bisogno di una giustizia che ci faccia conoscere la verità di ciò che è accaduto. Sappiamo che questo ci serve, ma non ci basta"

Voghera si è stretta attorno al dolore dei genitori e della sorella di Cristina Frazzica. La città ha salutato la giovane biologa con una partecipazione commossa e sentita, dimostrando quanto fosse amata e rispettata dalla comunità.

Il sindaco Paola Garlaschelli, amici e rappresentanti di associazioni come la Croce Rossa, dove Cristina aveva militato nei giovani pionieri insieme alla sorella Martina, erano presenti al funerale. La partecipazione della banda cittadina all’uscita della bara ha segnato l’inizio dell’ultimo viaggio di Cristina verso il Cimitero Maggiore.

Le parole del parroco Don Cristiano Orezzi durante il funerale, che ha messo in luce “il grande senso di generosità di Cristina”, hanno toccato profondamente i presenti. “La famiglia ha sete di giustizia e tutti noi – ha sottolineato don Cristiano – abbiamo bisogno di una giustizia che ci faccia conoscere la verità di ciò che è accaduto. Sappiamo che questo ci serve ma non ci basta. Abbiamo bisogno che il cuore di tutti noi possa riempirsi del senso della giustizia. Il nostro cuore ha bisogno di essere guarito anche da un altro male, che è il rancore, la rivendicazione e l’odio. Preghiamo perché il nostro cuore guarisca da ogni sentimento malevolo, perché il nostro cuore possa essere più buono e possiamo così aiutarci, consolarci a vicenda, possiamo mettere la nostra vita gli uni al servizio della felicità degli altri”.

Cristina Frazzica, 30 anni, si era trasferita a Napoli per lavoro, ma i suoi concittadini non l’hanno dimenticata, come dimostrato dalla grande folla presente in Duomo. Sul manifesto funebre, la sua foto la ritrae con il mare alle spalle, la sua grande passione.  E nel mare, in quel mare splendido di Posillipo che aveva immortalato anche nella sua ultima storia sui social, ha trovato la morte domenica scorsa, quando attorno alle 18 è stata travolta da un natante, mentre stava trascorrendo una giornata serena in kayak.

Venerdì si è svolta l’autopsia, disposta dalla Procura di Napoli, per chiarire le dinamiche dell’incidente e stabilire se le ferite riportate siano state immediatamente fatali o se un tempestivo intervento avrebbe potuto salvarle la vita. Occorreranno 60 giorni di tempo per sapere come sono andate le cose.

L’inchiesta ha identificato, al momento, come unico indagato Guido Furgiuele, un avvocato napoletano che si trovava a bordo della sua barca ed ha soccorso al compagno di Cristina poco dopo il fatale incidente. Si indaga per omicidio e omissione di soccorso. I familiari hanno chiesto rispetto per il loro dolore, spiega il loro legale, in questo momento cercano solo verità e giustizia.

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