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Omicidio Cerrato: confermata la condanna a 23 anni per gli assassini

Omicidio Cerrato a Torre Annunziata: il 3 giugno si va in Appello

Ucciso dopo una lite per un parcheggio: condanne confermate in appello. Maurizio Cerrato era intervenuto per difendere la figlia che aveva parcheggiato l’auto in un posto in strada occupato arbitrariamente con una sedia dalla famiglia di uno degli imputati; nel corso della lite che ne scaturì, l’aggressione e l’omicidio.

I giudici della quinta Sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli, con presidente Ginevra Abbamondi, hanno confermato la sentenza di primo grado per i quattro uomini accusati dell’omicidio di Maurizio Cerrato, il 61enne custode del Parco Archeologico di Pompei, ucciso con una coltellata al petto tre anni fa a Torre Annunziata.

Confermata la condanna a 23 anni per gli assassini

Dovranno scontare 23 anni ciascuno di carcere Antonio Cirillo, che sferrò materialmente la coltellata mortale, suo padre Francesco Cirillo, e ancora i fratelli Giorgio e Domenico Scaramella. Presenti nell’aula 318 anche la vedova Tania e la figlia Maria Adriana, testimone dell’efferato delitto consumato la sera del 19 aprile 2021 all’interno del Max Garage di via IV Novembre a Torre Annunziata, costituite parti civili con gli avvocati Giovanni Verdoliva e Antonio Marinaro e affiancate dalla Fondazione Polis (avvocato Gianmario Siani) e dal Comune oplontino, rappresentato in aula dal neo sindaco Corrado Cuccurullo.

In primo grado i quattro imputati erano stati condannati a 23 anni di carcere ciascuno per omicidio, con il riconoscimento del concorso anomalo per Giorgio Scaramella. Il collegio difensivo degli imputati era composto dagli avvocati Antonio Iorio, Antonio de Martino, Antonio Rocco Briganti e Maria Montuori.

A fine udienza, l’imputato Domenico Scaramella ha mandato baci ai familiari, prima di uscire dal gabbiotto e tornare in carcere. In lacrime Maria Adriana.

Ucciso per parcheggio, avvocato: “Ricostruzione figlia ha retto”

Siamo soddisfatti per quanto una sentenza di condanna può soddisfare. Ancora una volta la ricostruzione offerta dalla figlia di Cerrato già immediatamente dopo l’omicidio ha retto ed è stata ritenuta come teste credibile“. Così l’avvocato Verdoliva, che ha difeso la moglie e la figlia di Maurizio Cerrato nel processo d’appello. “Il processo si è retto sulle sue dichiarazioni – sottolinea l’avvocato – solo successivamente suffragate dai frame estrapolati. Ha retto in primo grado e, oggi, possiamo dire anche in secondo grado“.

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