“Il 41 bis è permeabile, così come è ridotto non funziona. C’è da domandarsi chi lo ha ridotto così, chi ha fatto in modo che non funzioni, chi ha scritto cosa per rendere il sistema del 41 bis a maglie larghe, così come lo vediamo nel corso delle indagini”.
Dal procuratore di Napoli Nicola Gratteri parole molto pesanti riguardo l’attuale sistema del 41bis, il cosiddetto “carcere duro”. Nel corso della conferenza stampa con la quale sono stati presentati i risultati dell’operazione che ha permesso di arrestare quattro affiliati al clan camorristico Contini, tutti appartenenti alla famiglia Bosti. Due di essi, pur essendo esponenti apicali del clan, costola dell’alleanza di Secondigliano, davano direttive anche se detenuti in regime di carcere duro.
“Gli arrestati comunicavano, davano ordini e dirigevano l’organizzazione mafiosa dal 41 bis – ha detto Gratteri – e questa è un’ulteriore preoccupazione.
Oltre al fatto che il carcere non funziona così com’è, al di là del sovraffollamento e delle centinaia di telefonini che ci sono in ogni carcere, o i droni per far arrivare in carcere telefonini e droga, oggi scopriamo anche che dal 41 bis si comanda.
Bisogna capire chi lo ha reso permeabile. In Italia non si ha mai la voglia o l’idea di chiedere conto a qualcuno di quello che fa, cioè di andare a ritroso e capire come si è arrivati ad oggi. Non è un problema di questo momento, è un fatto antico quanto è antico il 41 bis. Una volta istituito il 41 bis, già dal giorno dopo sono cominciate ad esserci circolari, modifiche, direttive, e pian piano siamo arrivati oggi a un sistema a maglie larghe”.
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