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Google, Armani e Dior sotto istruttoria dell’AGCM e Antitrust

Google, Armani e Dior sotto istruttoria dell'AGCM e Antitrust

Google, Armani e Dior sono finiti sotto la lente d’ingrandimento dell’AGCM e dell’Antitrust, l’attività istruttoria avviata dall’Autorità riguarderebbe pratiche commerciali scorrette.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha comunicato che si è dato il via ad un procedimento istruttorio nei confronti di Google e della sua capogruppo Alphabet, in quanto verrebbero utilizzate “tecniche e modalità di presentazione della richiesta di consenso, e anche di costruzione dei meccanismi di raccolta del consenso stesso, che potrebbero condizionare la libertà di scelta del consumatore medio”. Questo in merito alle pratiche di invio agli utenti delle richieste di consenso al “collegamento” dei servizi offerti.

“Il cliente sarebbe infatti indotto ad assumere una decisione commerciale che non avrebbe altrimenti adottato, acconsentendo all’uso combinato e incrociato dei propri dati personali tra la pluralità dei servizi offerti”, spiega l’AGCM.

L’informativa “lacunosa, incompleta e ingannevole”, che Google allega alla richiesta di consenso, “potrebbe rappresentare una pratica commerciale ingannevole e aggressiva… potrebbe condizionare la scelta sul rilascio del consenso e sulla portata del consenso stesso”, aggiunge ancora l’Autorità.

Istruttoria anche per Armani e Dior

Per quanto riguarda invece Armani e Dior, nello specifico, l’AGCM – con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza – hanno svolto ispezioni presso le sedi delle società Giorgio Armani S.p.A. e G.A. Operations S.p.A., nonché presso la sede della società Christian Dior Italia S.r.l.

L’istruttoria dell’AGCM è rivolta sia ad alcune società del Gruppo Armani (Giorgio Armani S.p.A. e G.A. Operations S.p.A.) sia ad alcune società del Gruppo Dior (Christian Dior Couture S.A., Christian Dior Italia S.r.l. e Manufactures Dior S.r.l.), il motivo, tra le altre cose, sono le “possibili condotte illecite nella promozione e nella vendita di articoli e di accessori di abbigliamento, in violazione delle norme del Codice del Consumo”.

L’Autorità fa sapere di essersi mossa anche a seguito dell’attività svolta dalla Procura e dal Tribunale di Milano di cui è stata data ampia diffusione dagli organi di stampa.

“Le società – scrive ancora l’AGCM – avrebbero enfatizzato l’artigianalità e l’eccellenza delle lavorazioni. A fronte di tali dichiarazioni, per realizzare alcuni articoli e accessori di abbigliamento, le società si sarebbero avvalse di forniture provenienti da laboratori e da opifici che impiegano lavoratori che riceverebbero salari inadeguati. Inoltre opererebbero in orari di lavoro oltre i limiti di legge e in condizioni sanitarie e di sicurezza insufficienti, in contrasto con i livelli di eccellenza della produzione vantati dalle società”.

 

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