Incanto d’Ischia

La ricchezza più nascosta di un’isola dal fascino multiforme

Non di sole terme è fatta la più grande delle isole flegree del mar Tirreno. I Giardini della Mortella e il Monte Epomeo sono due degli emblemi altrettanto importanti del patrimonio naturalistico di Ischia, simboli della sua unicità.

Unicità valorizzata in primis dai Greci, che, approdando sulle sue coste e facendone la prima colonia greca d’Occidente, scoprirono le sue sorgenti di acqua termale, attribuendogli un significato divino. E dai Romani, che deviarono i corsi di acqua calda nelle grotte, dando vita alla cosiddetta “antroterapia”, connubio ideale tra medicina naturale e stile di vita.

Diversamente dalla percezione che si ha di un’isola come di un territorio isolato dal resto del mondo, Ischia dà la sensazione di trovarsi al centro del Mediterraneo, racchiudendo in sé alcuni degli elementi più virtuosi attraverso i quali la natura può esprimersi in un territorio come questo: il mare, le acque sorgive abbondanti e il verde rigoglioso che ricopre gran parte della sua superficie.

L’isola, infatti, è ricca di macchia mediterranea, che annovera il mirto tra le sue specie autoctone, chiamato, nel dialetto locale, “mortella”. Un nome che connota uno dei giardini ischitani più spettacolari e visitati al mondo, racchiuso nel comune di Forio e creato per riunire, nello scenario tipico della flora isolana, piante provenienti da tutto il mondo, in particolare dall’area sub-tropicale e tropicale.

Furono il musicista William Walton, uno dei maggiori compositori inglesi del Novecento, e la moglie argentina Susana, a innamorarsi di questo luogo dopo aver visitato più volte l’Italia, e a scegliere Ischia per godere della tranquillità e della luce della baia di Napoli, stabilendovi la propria dimora dalla fine degli anni Quaranta per i successivi 35 anni. L’idea originaria dei Giardini della Mortella era quella di creare un ambiente dove Walton potesse trovare ispirazione per la propria arte, e di promuovere la cultura della musica in un contesto botanico progettato, curato e diventato quello che è ancora oggi grazie alla passione e all’entusiasmo di Susana, che ha aperto i Giardini al pubblico negli anni Novanta e vi si è dedicata con inesauribile energia fino alla sua scomparsa.

Anche il monte Epomeo, che sovrasta Ischia con i suoi 800 metri di altezza, offre un’immersione totale nella natura dell’isola che ha, tra i suoi appellativi, quello di “verde”, per la particolarità della roccia tufacea visibile lungo i tanti sentieri che conducono fino alla sommità. Percorrendo il versante meridionale dalla piazza di Fontana, si rimane affascinati dai canyon presenti tra Serrara e Sant’Angelo, per non parlare del panorama mozzafiato che si gode dalla cima, e che spazia dal versante occidentale alle isole pontine, a Napoli e alla penisola sorrentina.

L’Epomeo racchiude secoli di storia civile ma anche religiosa, testimoniata dalla presenza della chiesa più antica di Ischia (i primi riferimenti storici risalgono al 1464), scavata nel tufo e dedicata a san Nicola di Bari, il cui bassorilievo in marmo è custodito all’interno, insieme a un antico reliquiario. Le incursioni che si susseguirono sull’isola a partire dal VI secolo d.C. generarono il fenomeno del cosiddetto “mimetismo ambientale” per rendersi invisibili ai nemici esterni, e, nel Settecento, molti frati eremiti trovarono qui il luogo ideale per dedicarsi alla vita contemplativa. Le loro celle scavate nella pietra, e le grotte scavate a mano per farne depositi di neve durante l’inverno, da cui ricavare ghiaccio nel periodo estivo, sono esempi sorprendenti di architettura rupestre e contribuiscono a perpetuare la simbologia che collega l’ascesa all’Epomeo a un percorso di elevazione spirituale.

Un’esperienza catartica, quella di chi visita Ischia, dalla quale ci si può allontanare, ma a cui si fa sempre ritorno.

Viviana Rossi

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