Ancora oggi, nonostante siano ormai un fenomeno affermato, c’è chi si rifiuta di considerare il videogioco competitivo uno sport

Gli eSport rappresentano uno dei settori maggiormente remunerativi nel mercato del videogioco, e per questo non sorprende che, nel bene o nel male, siano al centro di vari discorsi e contrapposizioni. Ancora oggi, nonostante siano ormai un fenomeno affermato, c’è chi si rifiuta di considerare il videogioco competitivo uno sport, mentre dal lato opposto c’è chi preme perché gli eSport prendano ancora più piede, magari entrando nel medagliere dei Giochi Olimpici.

Qualsiasi opinione si abbia, quel che è certo è che il videogioco sportivo si è evoluto insieme all’intero settore del videogioco. Ne è passato di tempo dall’inizio degli anni 2000, quando per la prima volta si organizzavano tornei internazionali di videogiochi. E se questi all’inizio erano quasi esclusivamente giochi strategici in tempo reale, genere al quale i moderni eSport devono moltissimo, col passare del tempo la definizione si è allargata, permettendo l’ingresso di discipline di ogni tipo. Dalle simulazioni sportive, che effettivamente coinvolgono anche atleti di rilievo internazionale, alle discipline più mentali affrontate in maniera competitiva. Pensiamo al poker, uno dei giochi di carte più conosciuti e praticati in tutto il mondo: nella sua versione online, sono in molti a considerarlo un vero e proprio eSport.

Facendo un passo indietro possiamo effettivamente notare come, quando praticato in determinati contesti, il poker sia già di per sé un’attività sportiva. Non certo quando giocato per diletto, è ovvio, ma nei grandi tornei internazionali si parla di poker sportivo fin dagli anni ’70, quando cominciarono a tenersi i primi tornei per professionisti. Il fatto che a sfidarsi siano professionisti, che sia un gioco altamente spettacolare e con predominanti componenti strategiche, che chi lo pratica si sottoponga a veri e propri allenamenti fanno del poker competitivo, oggi come allora, una disciplina sportiva.

Ecco perché, spostando l’attenzione sul poker online, non è fuori luogo considerarlo un eSport: sotto questo punto di vista il fatto che il poker sia giocato su piattaforme online specializzate, come per esempio nel caso di PokerStars, è di per sé una garanzia, in quanto il loro ruolo è paragonabile a quello di fornitore ufficiale del videogioco sul quale si compete. Inoltre, esattamente come nel caso di altri videogiochi ufficiali, anche i pokeristi digitali si allenano, studiano, seguono altre partite e le live di altri giocatori, partecipano a tornei online e così via.

Possiamo per esempio considerare come una caratteristica tipica degli eSport sia quello di avere un’enorme copertura amatoriale, con i videogiocatori che trasmettono le proprie partite competitive attraverso i propri canali su piattaforme di streaming. Niente di diverso rispetto a quello che succede per il poker, dove i giocatori trasmettono le dirette dei propri tavoli “intrattenendo” il proprio pubblico con commenti o interagendo attraverso gli strumenti della piattaforma di streaming.

Ancora più convincente però risulta il parallelismo tra videogiocatori professionisti e pokeristi professionisti. Qualsiasi pro player illustra la sua routine giornaliera esattamente come lo fa un atleta: sono numerose le ore della giornata dedicate allo studio e all’allenamento fisico e mentale, così come a partite di pratica basate su scenari ricorrenti. La stessa descrizione viene fatta da qualsiasi giocatore di poker professionista, anche limitandosi all’online: particolare enfasi viene posta sull’allenamento attraverso l’esperienza, ma è da sottolineare anche come abbia molto importanza la preparazione mentale, necessaria per la concentrazione, e quella fisica, dato che si trascorrono lunghe sessioni seduti.

Un altro paragone è quello che tira in ballo le componenti strategiche del poker. Qualsiasi eSport è basato, in misura maggiore o minore, su un qualche livello di strategia: possono essere strategie semplici, per esempio la scelta di un team o del setup di una macchina, oppure estremamente stratificate e complesse da padroneggiare come nei citati RTS. Nel poker, gli elementi strategici abbondano: basti pensare ai bluff o alla poker face, elementi fondamentali per indurre determinate scelte negli avversari. Nel poker online l’indisponibilità del linguaggio del corpo non fa altro che sottolineare maggiormente le restanti strategie: dai calcoli probabilistici alla tempestività di determinate chiamate, il poker online conserva la grande complessità del poker, mostrandosi sotto questo punto di vista un eSport profondamente strategico.

In definitiva, se consideriamo eSport qualsiasi videogioco praticato a livello di competizione sportiva, allora anche il poker può essere un eSport. La sua versione videoludica, esattamente come il poker tradizionale, può essere praticata come competizione sportiva, richiede grande costanza e allenamento, vanta tanta copertura in streaming e mantiene profonde componenti strategiche, segnalandosi dunque come un esempio estremamente calzante di eSport.

 

 

 

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