Castellammare, il boss Ferdinando Cesarano resterà in carcere al 41 bis: per gli inquirenti voleva evadere

Castellammare, il boss Ferdinando Cesarano resterà in carcere al 41 bis: per gli inquirenti voleva evadere
Il boss Ferdinando Cesarano resterà in carcere al 41 bis

Ferdinando Cesarano, noto capoclan della camorra e fondatore della cosca di Ponte Persica, resterà sotto il regime del 41 bis.

A riportare la notizia è questa mattina il quotidiano Metropolis. La decisione è stata confermata dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio e sancita dalla Corte di Cassazione, che ha respinto il ricorso presentato dai legali del boss. Nonostante i 24 anni trascorsi in carcere, Cesarano è ritenuto ancora una figura pericolosa per la società. Il clan che ha fondato continua a esercitare un controllo significativo sulle attività illecite nella zona di Castellammare di Stabia e Pompei.

Castellammare, il boss Ferdinando Cesarano resterà in carcere al 41 bis: per gli inquirenti voleva evadere
Il boss Ferdinando Cesarano resterà in carcere al 41 bis

Ferdinando Cesarano, oggi settantenne, ha trascorso quasi tutti i suoi anni di detenzione sotto il regime del 41-bis. Ovvero, il cosiddetto “carcere duro”, previsto per i detenuti legati a organizzazioni mafiose. Il boss è stato condannato all’ergastolo per associazione mafiosa e accusato di essere il mandante di almeno 25 omicidi, oltre a numerosi altri reati. Nonostante la sua lunga detenzione, la giustizia italiana continua a considerarlo un pericolo a causa della persistente attività del clan da lui fondato.

Nel corso degli anni, la difesa di Cesarano ha cercato di alleggerire il suo regime di detenzione, puntando su diversi argomenti. Tra questi, il percorso di studi intrapreso dal boss dietro le sbarre, che lo ha portato a conseguire tre lauree in Sociologia, Giurisprudenza e Scienze Politiche. La difesa ha sottolineato questo aspetto come un esempio positivo del principio di rieducazione della pena, cercando di dimostrare che Cesarano ha intrapreso un cammino di riabilitazione.

Nonostante gli sforzi della difesa, le informazioni fornite dalla Procura Antimafia hanno giocato un ruolo determinante nella decisione della Corte di Cassazione. Secondo le autorità, il clan di Ponte Persica è ancora attivo e coinvolto in attività criminali, come estorsioni ai danni di imprenditori locali. Inoltre, le informative riportano che Cesarano avrebbe manifestato l’intenzione di evadere dal carcere, dimostrando così che la sua pericolosità non è diminuita.

Ferdinando Cesarano, le denunce sulla detenzione

Cesarano ha anche denunciato le condizioni disumane della sua detenzione, lamentando celle anguste, mancanza di acqua calda, restrizioni nelle ore d’aria e limitazioni alla socialità. Ha inoltre sottolineato il monitoraggio costante della sua cella tra il 2010 e il 2014, che avrebbe violato la sua privacy. Tuttavia, queste rimostranze non sono state sufficienti a convincere i giudici ad allentare il regime di 41-bis.

La Corte di Cassazione ha ritenuto che il mantenimento di Cesarano al 41 bis sia necessario per contrastare l'influenza ancora esercitata dal suo clan
La Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto che il mantenimento di Cesarano al 41 bis sia necessario per contrastare l’influenza ancora esercitata dal suo clan. Nonostante i successi personali dei suoi figli, che si sono affermati come professionisti lontani dalle attività criminali, la giustizia italiana non ha ravvisato elementi sufficienti per alleviare il regime di detenzione del boss.

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