Napul’è mille culure, cantava Pino Daniele, uno dei suoi figli e artisti più amati. L’azzurro del cielo, il blu del mare, il verde della vegetazione, e soprattutto le tante anime della sua popolazione, della sua storia e della sua cultura multiforme. Gli stessi colori che rendono anche la zona dei Campi Flegrei una delle più belle dell’area metropolitana del capoluogo partenopeo.
Per rendersene conto, basta anche solo ritrovarsi, in questo scorcio di fine estate, nel comune di Bacoli, e visitare l’isolotto sul lago Fusaro – uno dei quattro laghi costieri di questa zona, un tempo identificato con l’Acherusia palus, la palude infernale formata dal fiume Acheronte – raggiungibile in passato solo tramite imbarcazioni a remi, e oggi collegato alla terraferma da un ponte realizzato nel primo decennio del Novecento. Elemento, questo, tutt’altro che secondario, che regala la sensazione di un distacco dalla quotidianità che consente di abbandonarsi alle delizie di un luogo unico.
Sull’isolotto, la Casina Vanvitelliana, realizzata su mandato del re Ferdinando IV, ha mantenuto inalterato tutto il fascino del regno dei Borbone, che la utilizzavano come residenza di riposo e di ozio, come riserva di caccia e di pesca, e anche luogo di attività produttive. Le decorazioni marine che adornano l’esterno della Casina richiamano la coltivazione delle ostriche, avviata per volontà del re nel lago Fusaro e favorita dalla presenza delle sorgenti termali di origine vulcanica che conferiscono ancora oggi ai mitili che vi vengono coltivati un gusto particolare e molto apprezzato.
Le cozze di Bacoli, conosciute in tutto il mondo, sono allevate in un’area dove l’acqua è talmente pulita da poter passare direttamente, una volta raccolte e setacciate, al confezionamento e all’etichettatura del prodotto, opportunamente selezionato per essere destinato alla commercializzazione. In genere, il processo che dal seme culmina nella vendita richiede più di un anno, poiché l’utilizzo delle reti rallenta i tempi di maturazione del frutto.
Anche l’area marina sommersa dei Campi Flegrei mantiene vivo il legame di quest’area con il suo passato più remoto. Gli eventi sismici che, nei secoli, abbassarono il livello del suolo, sommergendo tutte le residenze romane di età imperiale affacciate sul porto di Baia, non hanno cancellato i resti di un passato che il mare ha custodito nei suoi fondali. Un prezioso pavimento a mosaico, riemerso di recente dalla sabbia che lo ricopriva, è stato restaurato e reso visibile grazie alle visite subacquee destinate a un pubblico esperto.
Appartenere a questa terra significa, per molti, vivere in uno dei posti più belli del mondo perché le radici sono profonde, perché il clima favorisce il benessere, e perché la bellezza è un dato di fatto innegabile.
A dispetto di un fenomeno, quello del bradisismo, con il quale gli abitanti di Bacoli convivono da sempre, immersi in un fatalismo che gli deriva dall’essersi confrontati, sin dalla nascita, con episodi sismici di varia intensità. E che gli ha permesso di vivere ogni istante con intensità, perché il tempo non si ferma e ogni attività deve seguire il suo corso malgrado le incognite del domani.
Si potrebbe dire, andando oltre le apparenze e immergendosi in questi luoghi, che l’area dei Campi Flegrei è in continuo cambiamento senza però cambiare mai del tutto, perché la priorità di chi vive affacciato sul Golfo deriva dal non voler vivere nell’incertezza, ma nel presente. Mai abbandonando le proprie tradizioni e, soprattutto, il proprio legame con il mare.
Viviana Rossi