Il Ministro Boccia(to) all’esame perde la cattedra in materia di Cultura, avrebbe dovuto studiare di più (non la cultura, la strategia).
Al Ministero nasce il remake de “Come farsi lasciare in dieci giorni”, il film diretto da Donald Petrie e uscito nel 2003, solo che ad essere protagonisti non sono McConaughey e Hudson, ma Sangiuliano e Boccia. Tra equivoci, dimissioni e situazioni imbarazzanti si arriverà all’epilogo come da irrecuperabile improvvisazione, per rendersi conto che tra la politica e la cinematografia, quello riuscito meglio è l’intrattenimento al caldo di un falò. Bastano due click e un po’ di (mal)sana intelligenza artificiale ed il gioco è fatto. Questa è l’Italia di oggi.
Dagli scioperi ai meme: oggi la satira può farti perdere la poltrona (letteralmente)
Una volta ci si riuniva nelle piazze, nei bar, nelle sedi di partito per discutere, per criticare, per sentire l’ingiustizia nelle viscere e poi andare a urlarla a gran voce per le strade, sotto i palazzi del potere. Oggi sembra che quell’urlo si sia spento, sostituito dal click veloce di un like, da una risata condivisa su un meme. In passato, ci si indignava fino a fermare le città con scioperi e manifestazioni; oggi, l’arma della ridicolizzazione prende il sopravvento, e tutto ciò che appare sbagliato diventa motivo di scherno. L’indignazione si mischia al sarcasmo, fino a che tra un repost e un commento ironico, l’onda di protesta scatena una bufera di conseguenze, fino a spegnersi nel giro di qualche settimana, dimenticata. E come direbbe Mamoru Chiba: il mio lavoro qui è finito.
Bastano pochi giorni per passare da professionista a “l’amante di qualcuno”
E così anche la storia di Maria Rosaria Boccia e Gennaro Sangiuliano si inserisce in questa spirale. Lei, una donna convinta di far parte di grandi progetti, si è ritrovata catapultata da “Consigliera per grandi eventi” a diventare la “relazione da cui scusarsi”. Nel suo post su Instagram, ringraziava il ministro per l’incarico, fiera di ciò che sembrava essere una svolta nella sua carriera. Ma quel post è stato il detonatore di una vicenda grottesca, fatta di email-promesse e nomine mai formalizzate. Un post, e la vicenda è sfuggita di mano: il ministero smentisce, il gossip esplode, e improvvisamente Boccia non è più una professionista, la donna dei “grandi eventi”, ma l’amante di cui chiedere scusa alla moglie.
Nell’era social, un click può distruggerti la carriera
Questa vicenda non è solo una questione di tradimenti personali, ma della considerazione femminile. Boccia era stata inserita nelle chat di lavoro, aveva ricevuto email che le facevano credere di essere partecipe di progetti importanti (pare sia a conoscenza anche dei documenti del G7). Ma poi Sangiuliano, nel momento in cui il gossip è esploso, ha fatto un passo indietro. L’ha smentita, ha negato il suo coinvolgimento ufficiale. E come spesso accade, quando si tratta di potere, l’istituzione crede a lui, al ministro, non a lei. Non aveva previsto, però, la forza dei social media, né l’impatto degli screenshot: i nuovi documenti incontestabili di quest’epoca digitale. E, così, dalla comodità di un divano, come un vero tasto del detonatore, il “pubblica” può distruggerti la carriera (si veda la Ferragni, dall’ascesa alla “scesa”).
Crediamo ai fatti o all’abito che fa il monaco?
C’è qualcosa di crudele in questa storia. C’è una donna che ha visto il suo sogno di essere parte di qualcosa di grande dissolversi in una ridicolizzazione mediatica. È finita tra gli schermi dei telefoni di milioni di persone che ridono della sua vicenda, mentre la politica si mescola al gossip. Sangiuliano, in un’intervista al TG1, si scusa pubblicamente con la moglie, ma la vicenda assume toni da reality show, quasi come se fossimo su un set di Temptation Island, con il conduttore che commenta beffardo. Intanto, Boccia viene derisa come arrampicatrice sociale, e il ministro se ne esce con la classica giustificazione: “Non avrebbero mai creduto a te”. In tutta risposta, però, al grido de “se non vedo, non credo” del popolo italiano che segue accanito, la Boccia non perde tempo ad illustrare i fatti tra post e stories, indossando i suoi potentissimi Ray-ban del potere della verità.
Che fine ha fatto il dibattito pubblico serio?
Ci troviamo a parlare non di progetti culturali, non di politiche per il rilancio del patrimonio italiano, ma di relazioni personali e scuse pubbliche. La politica diventa sempre più un tema da rotocalco, e mentre tutto questo si svolge, l’Italia viene derisa, con il suo ministro della Cultura che cade in disgrazia non per una questione istituzionale, ma per un caso di gossip. Che fine ha fatto il dibattito pubblico serio, l’impegno, la lotta per i diritti? Forse sono stati sostituiti da un click, da un video divertente e da un’altra storia che, tra qualche settimana, sarà già dimenticata. Con Sangiuliano già sostituito, Maria Rosaria Boccia che scomparirà dal Ministero come per una semplice cancellatura di gomma su un quaderno e una canticchiata a ritmo di “Genitore 1 e 2” che sposta l’attenzione dalle manovre più drastiche del Governo.
Abbiamo un’arma fra le mani, ma facciamoci pure una risata
Se la politica vede nella nuova generazione una massa disinteressata che ride dietro un meme, dovrebbe rendersi conto che quel meme può influenzare pesantemente la carriera di un ministro e persino la percentuale di voti alle urne. Stiano attenti, perché in un mondo dove la trasparenza è ormai a portata di cellulare, niente può più passare sotto silenzio. Basta una figura come la Boccia, pronta a scardinare le difese tradizionali del potere.
Così, quando ci renderemo conto di cosa abbiamo davvero tra le mani, e cominceremo a usare i social non per ridere, ma per sollevare discussioni serie e profonde sulle storture della politica italiana, forse i nostri governanti capiranno di avere una vera “pistola a schermo piatto” puntata alla tempia. E questo potrebbe cambiare tutto.
Sofia Comentale