Dall’11 al 13 ottobre 2024 tornerà a Somma Vesuviana quella che una volta era denominata “Festa del Baccalà” e ora diverrà il “Festival del Baccalà“. Il termine “festival”, dall’inglese festival, che a sua volta deriva dal francese antico festival e dal latino medievave festivalis – ossia festivo – assume il significato di Festa popolare e pone maggiormente l’accento sul carattere tradizionale e collettivo dell’evento dove si celebrerà uno dei piatti più tipici del comune vesuviano.
Baccalà, l’etimologia e materia prima
Il termine “Baccalà” si desume, invece, dalla parola tedesca “Bakkel-jau”, ovvero “pesce salato“, in contrapposizione allo “Stoccafisso”, che si evince dall’olandese “Stocvisch”, ossia “pesce a bastone” (cioè “pesce seccato sui bastoni”).
A maggior precisazione, la materia prima da cui parte il “Baccalà” è la stessa dello stoccafisso, ossia il merluzzo, e anche quest’ultimo è notevolmente presente nelle cucine vesuviane: ovviamente ciò che li rende differenti è il processo di lavorazione, essendo lo stoccafisso essiccato all’aperto su rastrelliere, mentre il baccalà segue un processo di salatura di circa tre settimane.
La storia e la diffusione tra Napoli e il Vesuviano
Le prime presenze del baccalà a Somma si segnalano nel XVI sec. quando, durante la Quaresima, la Chiesa vietò di mangiare carne permettendo la maggiore diffusione di un cibo facilmente reperibile e poco grasso. Circa 200 anni dopo, Carlo III di Borbone e Federico V di Danimarca, stipularono un accordo per l’importazione nel Regno di Napoli, dalle terre del Nord Europa, del pesce magro e salato, il che ne permise una diffusione ancora più accentuata.
I monaci di Madonna dell’Arco e il baccalà
Si narra che il successo sia dovuto in gran parte alle proprietà delle acque del Sebeto, l’antico fiume – oggi in gran parte interrato – che bagnava l’antica Neapolis e che permetteva una lavorazione efficiente del pesce di origine scandinava. La leggenda (che si mescola alla storia) vuole che i monaci di Madonna dell’Arco fossero spesso dediti alla lavorazione di tale prodotto. Totò, legato per diverse vicende alla città di Somma, esaltava anch’egli il baccalà in diversi suoi lavori.
Il Festival tra tamurriate, cultura e quartieri storici
Gli spazi gastronomici del Festival saranno poi arricchiti e contornati dalle tamurriate e dalle musiche popolari di Somma Vesuviana.
Infine sarà possibile godere del ricchissimo patrimonio culturale di Somma grazie al contributo decisivo della Proloco Vesuvia e il patrocinio del Comune di Somma Vesuviana, con, in primis, il quartiere storico del Casamale, il Castello d’Alagno, la Villa Augustea e il Complesso di Santa Maria del Pozzo.
Giovanni Battista Tessitore