Anziani legati ai letti dell’Ospedale San Paolo di Napoli: ”Che fa, almeno così si tranquillizzano”

Il video è stato girato da un visitatore che ha sollevato immediatamente interrogativi sulla correttezza e sull’umanità delle procedure adottate

Anziani legati ai letti dell’Ospedale San Paolo di Napoli: ”Che fa, almeno così si tranquillizzano”

Due pazienti del reparto di Neurologia trovati legati alle sponde dei letti con fasce di lenzuola: l’ASL Napoli 1 Centro apre un’inchiesta.

L’ospedale San Paolo di Napoli si trova nuovamente al centro di polemiche a seguito di un grave episodio che ha sollevato questioni etiche e preoccupazioni sulla gestione degli ammalati. Due pazienti del reparto di Neurologia sono stati ripresi in un video che ha fatto rapidamente il giro dei media, mostrando chiaramente come i loro arti fossero legati alle sponde dei letti con fasce di lenzuola. Avvenimento che ha immediatamente scatenato l’indignazione pubblica e portato all’apertura di un’inchiesta da parte dell’ASL Napoli 1 Centro.

L’indignazione dell’ASL per le parole del personale sanitario: “Hanno novant’anni, così si tranquillizzano”

Il video è stato girato da un visitatore che si era recato in ospedale per visitare un paziente di 92 anni. Preoccupato per le condizioni degli anziani legati ai letti, ha tentato di ottenere spiegazioni dal personale medico, ma la risposta ricevuta è stata frettolosa e priva di empatia: «Hanno novanta anni, e così almeno si tranquillizzano. Se non li leghiamo, si agitano, si tolgono il catetere o ingeriscono qualcosa di pericoloso». Parole che, per quanto indicative di una gestione problematica, hanno ulteriormente sollevato interrogativi sull’umanità dei trattamenti riservati agli anziani in situazioni di vulnerabilità estrema.

Anziani legati ai letti dell’Ospedale San Paolo di Napoli: ”Che fa, almeno così si tranquillizzano”

Era il giusto caso di legare gli anziani?

La pratica di immobilizzare i pazienti è accettabile solo in circostanze molto particolari e sotto stretta supervisione medica, ma la decisione di legare gli anziani in questo caso non sembra essere stata presa con adeguata attenzione. In tutta risposta, il direttore generale dell’ASL Napoli 1 Centro, Ciro Verdoliva, ha immediatamente attivato un gruppo di lavoro per indagare l’accaduto, con l’urgente necessità di ottenere risposte precise entro sette giorni. Sarà, quindi, l’inchiesta a decretare non solo le responsabilità individuali, ma anche le condizioni generali del reparto e la gestione quotidiana dei pazienti.

I nodi da sciogliere nell’indagine: le famiglie ne erano al corrente?

L’indagine interna si concentrerà su diversi aspetti chiave: chi sono i pazienti coinvolti, da quanto tempo sono ricoverati nel reparto di Neurologia, e quali erano le loro condizioni mediche prima di decidere di immobilizzarli. Saranno analizzate le cartelle cliniche e verificato se i familiari fossero stati avvisati in modo corretto riguardo a questa decisione. Perché se le sponde dei letti utilizzati nel reparto di Neurologia sono di ultima generazione e sufficienti per prevenire cadute e incidenti, qual è stato il movente? Saranno anche le condizioni del personale che operava nel reparto in quei giorni ad essere, per cui, analizzate.

L’Ospedale San Paolo era già stato segnalato per le condizioni operative difficili

Situato nel quartiere Fuorigrotta di Napoli, la struttura non è nuova a episodi controversi. Ha affrontato numerose critiche legate alle carenze igienico-sanitarie e alle difficoltà operative che, in passato, avevano portato all’apertura di un processo per accertare le responsabilità, ma gli indagati furono assolti per mancanza di prove sufficienti. Tuttavia, questo nuovo episodio ha riacceso il dibattito sulla qualità delle cure fornite agli anziani e sulle difficoltà strutturali del sistema sanitario campano.

Anziani legati ai letti dell’Ospedale San Paolo di Napoli: ”Che fa, almeno così si tranquillizzano”

Il Consiglio Regionale mette in dubbio la gestione della sanità in Campania

Il caso ha attirato anche l’attenzione del mondo politico. Gennaro Saiello, consigliere del Movimento 5 Stelle, ha puntato il dito contro la gestione della sanità in Campania, definendo questo episodio come l’emblema delle gravi problematiche che affliggono la regione: “Secondo il rapporto Svimez, la Campania presenta alcuni dei peggiori indicatori sanitari d’Italia: l’aspettativa di vita è inferiore alla media nazionale, e il tasso di mortalità per cause evitabili è il più alto del Paese. Dal 2017 al 2021, oltre 17.000 campani hanno dovuto ricorrere a cure in altre regioni italiane, evidenziando la crisi strutturale del sistema sanitario locale.” Di conseguenza, propone l’istituzione di una task force per monitorare più da vicino le condizioni negli ospedali campani, al fine di garantire maggiori tutele per i pazienti più vulnerabili e prevenire ulteriori casi simili. L’urgenza è certa: occorre una riflessione profonda su come migliorare il sistema sanitario regionale.

La questione etica sulla gestione dei pazienti fragili

Questo episodio solleva una questione etica fondamentale sulla gestione degli anziani negli ospedali italiani. La pratica di immobilizzare i pazienti, sebbene talvolta necessaria per evitare cadute o comportamenti pericolosi per sé stessi, deve essere eseguita con estrema attenzione e seguendo rigorosi protocolli medici. E legare un paziente anziano al letto senza giustificazioni cliniche chiare non solo viola i diritti umani fondamentali, ma può anche aggravare lo stato psicofisico della persona.

In un sistema sanitario già gravato da carenze di personale, sovraffollamento e difficoltà operative, è facile immaginare come simili episodi possano verificarsi. Tuttavia, non devono mai diventare la norma o essere tollerati. I pazienti, tutti, richiedono un’assistenza costante e qualificata, ma anche e soprattutto rispetto e dignità.

Anziani legati ai letti dell’Ospedale San Paolo di Napoli: ”Che fa, almeno così si tranquillizzano”

Le priorità dell’agenda sanitaria sono da rivedere: occorrono cure e umanità

Questo caso ci fa riflettere. Da un lato, sulla necessità di garantire che ogni paziente riceva cure adeguate, sicure e rispettose della dignità umana. Dall’altro, su come le strutture sanitarie italiane, e in particolare quelle del Sud Italia, debbano affrontare una riforma profonda per migliorare le condizioni di lavoro del personale sanitario e le infrastrutture ospedaliere. La gestione degli anziani e dei pazienti fragili deve essere al centro dell’agenda sanitaria, con investimenti in personale qualificato, formazione continua e strutture adeguate. L’introduzione di protocolli di assistenza più umani e la prevenzione di simili episodi di maltrattamento sono obiettivi imprescindibili per un sistema sanitario che ambisce a essere all’altezza delle moderne comparazioni.

Perché una società si misura anche dalla cura che riserva ai suoi membri più vulnerabili, e in questo senso, l’episodio di Napoli rappresenta un campanello d’allarme che non può essere ignorato.

Sofia Comentale

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano