Ci sono dei momenti nella vita che, inspiegabilmente, uniscono un’intera nazione e creano una magia che non riesce a trovare una giustificazione razionale. La salita sui troni dell’Olimpo calcistico del campione Salvatore Schillaci trentaquattro anni fa, venuto dal quartiere popolare di Palermo di San Giovanni Apostolo ed elevatosi dal Sud più profondo in modo repentino e improvviso, ci faceva sognare, come forse aveva saputo fare per noi “vesuviani” solo Diego.
I suoi occhi spiritati, la sua maglia azzurra e le braccia al cielo dopo il gol, restano negli occhi di tutti.
Purtroppo però non aveva saputo reggere l’elevata pressione susseguente, non mostrando più (se non sporadicamente) le sue doti di campione negli anni successivi. Tutto ciò lo indusse a spingersi, nella parte finale della carriera, a sfoggiare il suo magico piede nella terra nipponica.
A dimostrazione di ciò, si rammenta che prima dell’inizio dei Mondiali, Maradona volle trattenersi in un lungo discorso con lui.
Maradona, Vialli e Schillaci, tre campioni che, ognuno a loro modo, hanno regalato gioie immense e sconfinate ai loro tifosi.
Giovanni Battista Tessitore