Il fedelissimo di De Luca, in manette: chi è Alfieri, il sindaco “delle fritture di pesce”

Noto come "il signore delle tessere del Partito Democratico" e dei voti del Salernitano, è sempre stato vicino a De Luca nelle occasioni in cui bisognava dimostrare il proprio peso politico

Solo tre giorni prima dell’arresto del sindaco di Capaccio-Paestum e presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri, questi si era incontrato con Vincenzo De Luca per l’inaugurazione di una rotatoria stradale a Nocera Inferiore. Il rapporto tra i due è quello di un leader con il suo fedele sostenitore.

Alfieri, noto come “il signore delle tessere del Partito Democratico” e dei voti del Salernitano, è sempre stato vicino a De Luca nelle occasioni in cui bisognava dimostrare il proprio peso politico. Guidò i sindaci della sua zona in piazza, a Roma, per chiedere al Governo lo sblocco dei Fondi di Coesione e Sviluppo, nello stesso giorno in cui De Luca chiamò “stronza” la premier Giorgia Meloni, che replicò qualche settimana dopo a Caivano.

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Franco Alfieri: il potente uomo del presidente e delle “fritture di pesce”

Francesco Alfieri, noto come Franco, è nato nel 1964 e si è laureato in Giurisprudenza a Salerno nel 1990. Ha iniziato la sua carriera politica nella Democrazia Cristiana. Attualmente, è sindaco di Capaccio-Paestum, rieletto per il secondo mandato, ed è anche presidente della Provincia di Salerno e capo dell’Unione dei Comuni Alto Cilento, una posizione che gli conferisce una notevole influenza nelle politiche locali dell’area. Precedentemente Franco Alfieri ha servito come primo cittadino in altri due comuni del Salernitano, Torchiara e Agropoli, e più recentemente è stato capo della segreteria politica del presidente De Luca. Tuttavia, è noto soprattutto per la vicenda delle “fritture di pesce“.

Il caso delle “fritture di pesce”

Nel novembre 2016, durante la campagna per il referendum sulla riforma costituzionale promossa dall’allora premier Matteo Renzi, De Luca era un fervente sostenitore del sì. In una riunione in un albergo napoletano con centinaia di amministratori locali, il governatore elogiò Alfieri, allora sindaco di Agropoli, come un politico capace di raccogliere voti in ogni modo. Fu in questa occasione che Alfieri guadagnò l’appellativo di “uomo delle fritture”.

De Luca esordì dicendo: “Prendiamo Franco Alfieri, notoriamente clientelare”. I toni erano quelli soliti del governatore campano: iperbolici, sarcastici, paradossali. Il clima era scherzoso, ma qualcuno registrò l’incontro. L’audio, successivamente diffuso, scatenò una tempesta politica, creando imbarazzo nel Partito Democratico e alimentando la battaglia del Movimento Cinque Stelle contro quello che Luigi Di Maio definiva il “sistema De Luca”.

Quel giorno De Luca si espresse così: “Come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda. Che cosa bella. Ecco, l’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, quattromila persone su ottomila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il Sì. Franco, vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso”.

La frase suscitò scalpore e portò all’apertura di un’inchiesta per istigazione al voto di scambio, poi archiviata. Un anno dopo, De Luca commentò: “Fu una battutaccia. Non c’era entusiasmo quella sera nella campagna referendaria e vidi seduto in prima fila il mio amico sindaco di Agropoli: tra amici ci sfottevamo, gli dissi vecchio marpione clientelare portali al ristorante, offri una frittura. Scatta l’indagine per voto di scambio, questo è un Paese in cui dobbiamo riaprire i manicomi”.

Un controverso percorso politico

Nel 2019, un altro caso coinvolse il rappresentante del Partito Democratico salernitano: le elezioni comunali a Capaccio-Paestum. Alfieri vinse e si creò un corteo di auto in festa, addirittura con cinque ambulanze a sirene spiegate, nella notte tra il 9 e il 10 giugno.

Si trattava di mezzi di proprietà di una onlus collegata a un condannato per tentata estorsione aggravata dal metodo camorristico. Tuttavia, il potere elettorale di Alfieri non è mai stato intaccato da queste vicende, come dimostra la sua recente rielezione con percentuali altissime.

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