Pompei, Supplica alla Madonna: le “armi” dello spirito contro l’abisso della guerra

Il Santuario di Pompei e la Basilica di Santa Maria Maggiore avamposti di pace. Ieri mattina si è rinnovato, nella Città mariana, l’appuntamento con la Supplica alla Madonna della prima domenica di ottobre, mese dedicato alla preghiera del Rosario.

A presiedere, nel Piazzale San Giovanni XXIII del Santuario, la Messa e la recita della preghiera che il Fondatore, il Beato Bartolo Longo, compose nel 1883, è stato Monsignor Petar Rajič, Nunzio apostolico in Italia e nella Repubblica di San Marino, Arcivescovo titolare di Sarsenterum, accolto dall’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo. Nel pomeriggio, alle 17, in un filo ininterrotto, Papa Francesco presiederà la recita del Rosario per la pace a Santa Maria Maggiore, a Roma. Proprio il Santo Padre, durante l’Angelus domenicale di oggi, ha rivolto il suo pensiero a Pompei: «La Vergine Maria – ha detto tra l’altro – aiuti gli sposi cristiani. Ci rivolgiamo a lei in unione spirituale con i fedeli radunati presso il Santuario di Pompei per la tradizionale Supplica alla Madonna del Santo Rosario». Domani, poi, a Roma, a Pompei, in tutto il mondo, su iniziativa di Papa Francesco, si vivrà una giornata di digiuno e preghiera per invocare pace.

«Maria – ha ricordato Monsignor Rajič –  è la Regina del cielo e della terra. Noi la invochiamo spesso nella preghiera come Regina della Pace. In questi tempi difficili, mentre ci impegniamo a seguire il Signore come membra vive della sua Chiesa, dobbiamo pregare con gli occhi fissi al cielo dove Maria regna con Cristo, nostro Signore e Dio, per unire le nostre umili voci nella venerazione della Madre del Divin Redentore. La nostra preghiera per la pace, oggi e ogni giorno, deve essere incessante, perché il nostro mondo è lacerato dalla guerra, in Ucraina, in Terra Santa e in tante altre nazioni. Continuiamo, senza stancarci, come ci esorta anche Papa Francesco, a pregare per la pace essendo allo stesso tempo uomini e donne di pace».

Il celebrante ha parlato anche del drammatico conflitto Ucraina e, tra migliaia di fedeli che affollano il Piazzale “San Giovanni XXIII”, vi sono anche settanta fedeli della diocesi di Lutsk, guidati da don Krzysztof Orlicki (si distinguono per le loro tradizionali maglie gialle, il colore del grano che cresce rigoglioso in Ucraina). In gran parte sono donne e bambini che, dall’inizio della guerra, escono per la prima volta dal loro Paese per questo pellegrinaggio, organizzato per chiedere alla Madonna di Pompei la pace per il loro martoriato Paese.

«E la nostra preghiera di pace – ha proseguito il Nunzio apostolico – è il Santo Rosario, che oggi il Santo Padre guiderà a Santa Maria Maggiore e che qui, in Santuario, è meditato ogni giorno in tutti i suoi venti misteri. Preghiera di pace perché completamente radicata nel Vangelo. È con questa intenzione che Papa Francesco eleverà oggi la sua supplica alla Madonna, nostra Avvocata in Cielo, e ha esortato i fedeli di tutto il mondo a unirsi a lui nel vivere domani una giornata di preghiera e digiuno per la pace. Il Pontefice ha invitato i partecipanti alla sessione conclusiva del Sinodo dei Vescovi a “volgere lo sguardo al mondo”, ma quell’invito è indirizzato anche a noi tutti. Ogni guerra ferisce e lascia segni indelebili sul corpo di tutta l’umanità e, dinanzi alla tragedia di milioni di uomini, donne e bambini, non possiamo chiudere gli occhi, vivere nell’indifferenza e nell’egoismo, orientare lo sguardo altrove. Dobbiamo fare nostro il loro dolore e “non darci pace finché non ci sarà pace”». La pace è un tema caro all’Arcivescovo Rajič, che ha lavorato tanti anni per il dialogo, la concordia universale e la fraternità ovunque abbia svolto il suo ministero e anche, in modo speciale, nei paesi del Medioriente: prima a servizio delle Nunziature apostoliche in Iran e Lituania e poi, da Nunzio apostolico in Kuwait, Bahrein, Qatar, Yemen, negli Emirati Arabi Uniti, in Angola e São Tomé e Principe, e nei Paesi Baltici.

Ripete le parole del Salmo 13, l’Arcivescovo Tommaso Caputo nel saluto introduttivo al celebrante e ai fedeli che affollano il Piazzale, dedicato a San Giovanni XXIII, il Papa dell’Enciclica “Pacem in terris”. «Fino a quando, Signore?», si domanda, pregando, il Prelato che aggiunge: «Il fragore delle armi non ha tregue, anzi s’intensifica in Terra Santa, in Ucraina, nelle decine di nazioni dove attualmente si combatte».  «Quella preghiera – ricorda – è un’implorazione e un atto di affidamento a Dio: siamo nelle Sue mani. E così è anche la Supplica a Maria che, tra l’altro, invocheremo come “Sovrana del Cielo e della Terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi”. Quale abisso più profondo della guerra! Noi non abbiamo mezzi per opporci ai conflitti se non la preghiera, il digiuno e la carità, indicati come “armi dello spirito” da Papa Francesco, nel suo instancabile magistero di pace.

Mercoledì scorso – lo sappiamo – ha invitato tutta la Chiesa a dedicare la giornata di domani alla preghiera e al digiuno per la pace. Saremo in sintonia anche oggi col Sommo Pontefice che, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, reciterà il santo Rosario e rivolgerà alla Vergine una accorata supplica per la pace nel mondo». Al digiuno e alla preghiera come “armi dello spirito” contro la guerra si aggiunge la carità che il Prelato definisce «altro nome di Dio». «Guardiamoci intorno – chiede ai fedeli – a destra è il Centro “Beata Vergine” e lungo via Sacra, non lontano da qui, è il Centro “Bartolo Longo”, dove si accolgono bambini e adolescenti, mamme in difficoltà, tutti provenienti da contesti di disagio sociale; in Piazza Bartolo Longo sono le Case famiglia del Centro per il Bambino e la Famiglia “Giovanni Paolo II”, dove trovano casa e amore neonati, giovani e adulti; di fronte alla Facciata del Santuario, dedicata alla pace universale per volontà del Beato, è attiva la Mensa per i poveri “Papa Francesco”. Da una parte le tenebre del conflitto, dall’altra, in radicale opposizione, la luce della carità e la bellezza del popolo di Maria che, oggi, è qui a pregare con un cuore solo. Noi tutti siamo uno accanto all’altro».

La Santa Messa, animata dal Coro Pompeiano “Don Franco Di Fuccia” diretto dal maestro Francesco Federico, è stata concelebrata dal Nunzio Apostolico Monsignor Luigi Travaglino e dall’Arcivescovo di Agrigento, Monsignor Alessandro Damiano, e dal clero pompeiano. Hanno partecipato al rito anche gli accolti nelle Opere di Carità del Santuario, guidati dalle Suore domenicane “Figlie del Santo Rosario di Pompei”, dai Fratelli delle Scuole Cristiane e dai responsabili delle case famiglia del Centro per il bambino e la famiglia “Giovanni Paolo II”, che se ne prendono cura. I pellegrini sono stati accolti dalla musica del complesso bandistico “Bartolo Longo-Città di Pompei”.

Ai fedeli, presenti sul sagrato della Basilica, si sono unite centinaia di migliaia di persone che hanno seguito il rito, in televisione e sui rispettivi siti web.

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