No alla Madonna per le strade della camorra. “Rinascita rimandata” a Torre Annunziata

La decisione presa dalle autorità va rispettata e compresa, ma non per forza deve essere questa la decisione più giusta per Torre Annunziata. Vanno cambiati gli uomini, non i percorsi

E va bene così! anche per quest’anno la cosiddetta “rinascita” della città di Torre Annunziata è stata ancora rimandata.

Ebbene sì, la prima festa della Madonna della neve, patrona della città, sotto l’amministrazione Cuccurullo, doveva essere quella della rinascita della città. La processione della patrona, che il 22 ottobre sfilerà per la città, quest’anno avrebbe dovuto riappropriarsi del percorso storico, riappropriandosi, nelle intenzioni della politica e della chiesa, di quella parte della città da troppo tempo oppressa dalla cappa soffocante dalla malavita organizzata.

Il percorso originario modificato dalla commissione d’accesso

Il percorso proposto quest’anno dal sindaco Corrado Cuccurullo fu modificato con l’arrivo in Comune della Commissione d’accesso, dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’allora amministrazione Ascione, e non più riproposto nel 2022 e 2023. Il motivo era contenuto nei presunti “inchini“, rallentamenti e soste, fatti negli anni precedenti, dai portatori del quadro nei pressi di “abitazioni sospette”. Insomma nei pressi delle case dove vivevano uomini e famiglie vicine al capoclan Valentino Gionta, nonchè la stessa famiglia del boss.

La zona storica e storicamente controllata dal clan resterà ancora senza processione

Uno “spettacolo” che non poteva e non può più essere accettato ed è per questo che dopo l’annuncio per “rinnovato percorso” è arrivato il diktat del prefetto di Napoli, Michele Di Bari. Durante una riunione urgente, alla presenza del sindaco della città oplontina, il prefetto ha vietato il percorso scelto, impedendo il passaggio della processione della Madonna dei torresi nel tratto di strada che va dall’incrocio con la Basilica fino alla chiesa di San Francesco di Paola, nel cuore del quartiere Annunziata e dove sorge, si spera ancora per poco, il simbolo del potere del clan. Quel Palazzo Fienga per decenni roccaforte del clan della cosca dei Valentini, oggi confiscato dallo Stato e attualmente in attesa di demolizione grazie a finanziamenti stanziati per ridare alla città un area di legalità.

Sulla decisione del rappresentante dello Stato, oggi sindaco e nuovo rettore della Basilica della Madonna della neve hanno rilasciato delle dichiarazioni in linea con la decisione del prefetto, ma allo stesso tempo dal retrogusto amaro.

Torre Annunziata: processione del 22 ottobre, dichiarazione congiunta Sindaco Corrado Cuccurullo e don Paolino Franzese

Una rinascita attesa e meritata, ma devono essere cambiati gli uomini, non i percorsi

La decisione presa dalle autorità va rispettata e compresa, ma non per forza deve essere questa la decisione più giusta per Torre Annunziata.

La Madonna della neve è profondamente radicata con il tessuto sociale, tutto il tessuto sociale della città, che da sempre accompagna la processione della Vergine bruna, qualsiasi sia il percorso. Gli “inchini”, le soste, i rallentamenti fanno parte di una cultura deviata che certamente non sarà riportata sulla strada della legalità vietando che il quadro della Madonna passi sotto la casa dei boss.

Sarà necessario un percorso ben più lungo e tortuoso, nonchè impegnativo e difficoltoso per cambiare non la città, ma le persone. Troppo semplice vietare il percorso per evitare i segni, a volte tanto radicati da essere quasi inconsci, di questa sorta di sudditanza a un potere che per troppo tempo ha spadroneggiato in una città che non è e non deve essere solo questo. Una città ricca di storia e cultura, continuiamo a dirci con una retorica vuota e inutile, ma che certamente merita una processione per tutte le sue vie, senza che un divieto eviti quei gesti che oggi il prefetto “teme” possano ancora ripetersi.

La rinascita della città sarà compiuta solo quando saranno i suoi cittadini a proseguire, a testa alta e con il peso della fede sulle spalle, per la loro città, senza “coprifuochi” imposti dalla malavita, ma nemmeno dalle autorità.

Gennaro Cirillo

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