Bufera a Poggiomarino, la camorra ha fatto eleggere il sindaco: 3 arresti, c’è anche il primo cittadino

L'intervento, eseguito nelle prime ore del 21 ottobre 2024 dal Gruppo di Torre Annunziata, ha seguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli

Un’operazione dei carabinieri ha portato all’arresto di tre persone a Poggiomarino con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso. L’intervento, eseguito nelle prime ore del 21 ottobre 2024 dal Gruppo di Torre Annunziata, ha seguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia (Dda) partenopea.

Tra gli arrestati c’è anche il sindaco Maurizio Falanga, 50 anni, eletto nel 2020 da una coalizione di centrodestra, che raggruppava liste civiche (Rialziamo la Testa, Cambiamo Insieme, Fare civico) con Fratelli d’Italia, Forza Italia e Unione di Centro: è coinvolto in una indagine su voto inquinato dalla criminalità organizzata.

Le indagini hanno rivelato che il clan camorristico, coinvolto in questo caso, avrebbe avuto un ruolo determinante nelle elezioni a Poggiomarino svoltesi il 20 e il 21 settembre 2020, favorendo l’elezione di due persone, tra cui il sindaco.

La gravità della situazione è sottolineata dall’aggravante dell’effettiva elezione di questi individui grazie al sostegno della criminalità organizzata. Il sindaco Falanga vinse al primo turno nel settembre 2020, con la sua coalizione di centrodestra, ottenendo il 57,93% dei consensi contro il 42,07% del candidato di centrosinistra, il dem Giuseppe Annunziata.

Il vicesindaco Luigi Belcuore
Il vicesindaco Luigi Belcuore

A finire ai domiciliari con Falanga anche il vicesindaco Luigi Belcuore e Franco Carillo, 46enne ritenuto dagli investigatori colui che avrebbe fatto da intermediario tra politica e camorra.

Secondo i carabinieri, anche Belcuore venne eletto in quella tornata elettorale con l’appoggio della camorra e, stando agli accordi, ottenne la carica di vice sindaco con delega ai lavori pubblici e al cimitero. Nel suo ruolo di amministratore avrebbe anche fatto confluire alcuni appalti alla ditta di famiglia.

Secondo quanto emerso dalle indagini, il clan Giugliano, attivo sul territorio comunale, tramite un proprio esponente apicale, previo accordo con gli altri indagati, avrebbe esercitato la propria forza di intimidazione ed influenza criminale al fine di condizionare le preferenze di voto, dietro promessa, ad elezioni concluse, di ottenere l’erogazione di denaro proveniente dall’affidamento di appalti pubblici o altre utilità.

Franco Carillo
Franco Carillo

Non era direttamente impegnato nella politica locale, invece, Franco Carillo, che aveva fatto candidare la sorella, preferendo per sè il ruolo collegamento tra la politica e il boss Rosario Giugliano, che all’epoca dei fatti era stato scarcerato. A fare da garante degli accordi presi sempre Carillo, il quale aveva assicurato che, a fronte della vittoria al primo turno, una quota degli appalti sarebbero andati alla camorra, oltre alle assunzioni nelle ditte che avrebbero eseguito gli incarichi comunali: primi tra tutti i lavori per la metanizzazione, la ristrutturazione e gestione del cimitero.

Per il giudice e la Dda, come “emissario per conto del sindaco Falanga e del vice Belcuore”, Carillo aveva più volte incontrato il boss (che era in regime di libertà vigilata), come del resto documentato documentato dai carabinieri.

Rosario Giugliano detto “‘o minorenne”

Sul primo cittadino pesavano dallo scorso dicembre le accuse del pentito boss di camorra – oggi collaboratore di giustizia – Rosario Giugliano, detto “o minorenne”,  che aveva detto di aver partecipato alle elezioni comunali attraverso la richiesta di voti, attività di attacchinaggio e promozione di alcuni candidati: “Ho avuto miei rappresentanti all’interno dell’Amministrazione Comune di Poggiomarino, finché non ho iniziato a collaborare con la giustizia. Ho ottenuto diversi piaceri e anche appalti a ditte mie o di imprenditori vicini a me”. Giugliano era al servizio della Nuova Famiglia ed era stato fedelissimo di Pasquale Galasso, capo del clan Alfieri.

Rosario Giugliano, che da giugno 2023 ha deciso di dissociarsi e ha intrapreso il percorso di collaborazione con la giustizia, ha riferito agli investigatori di un incontro con Carillo, nel quale si sarebbe deciso di sostenere la coalizione di centrodestra alle elezioni amministrative del settembre 2020, e in particolare la candidatura di Falanga.

Giugliano ha raccontato di aver convinto gli altri due potenziali candidati dello schieramento di centrodestra a rinunciare alla propria candidatura: si tratterebbe di Luigi Belcuore, poi nominato vicesindaco della Giunta comunale guidata da Falanga e tra gli arrestati nell’operazione eseguita oggi, e Giuseppe Speranza, il quale in cambio avrebbe ottenuto la candidatura nella lista di Fratelli d’Italia della figlia Luisa, poi nominata assessore della Giunta Falanga. Giugliano ha riferito inoltre di aver fatto pesare in campagna elettorale, tra imprenditori, cittadini e parenti, il suo nome e la sua elevata caratura criminale per imporre il voto a favore di Maurizio Falanga e la sua coalizione di centrodestra.

Il Comune è stato sciolto per condizionamenti della criminalità organizzata già due volte, nel 1991 e nel 1999. Sul territorio di Poggiomarino sono censite due organizzazioni di stampo camorristico, rette rispettivamente da Antonio Giugliano, detto “o savariello”, costituente un’articolazione del più potente clan Fabbrocino, e l’altra più recente creata da Rosario Giugliano, collaboratore di giustizia.

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