Calcio antico vs. calcio moderno: la lenta decadenza del “più bel campionato del Mondo”

Da circa 15/20 anni a questa parte, il campionato italiano non è più il più bello, sopraffatto da diversi fattori fra cui i ritmi sempre più assatanati del calcio business moderno

Spesso, rammentando fuoriclasse come Diego Armando Maradona o Antonio Careca, solo per pensare alla nostra Napoli (ma potremmo dire lo stesso per molte realtà del campionato italiano), ci si ricorda di tempi in cui il torneo di Serie A era considerato “il più bello del mondo”.

Da circa 15/20 anni a questa parte (il limite temporale è, come accade al termine di ogni epoca, non ben definito) non lo è più, sopraffatto da diversi fattori fra cui: i ritmi sempre più assatanati del calcio business moderno; la perdita di appeal segnata dallo sprofondare delle imprese guidate dai padri-padrone (Moratti, Berlusconi, Sensi, Cragnotti, Tanzi, etc.) e, conseguentemente, da ingaggi che non sanno più tenere il passo dei campionati esteri (forse l’ultimo in tal senso si può considerare proprio De Laurentiis); l’ascesa di tornei ben più attrattivi (per, ad esempio, i motivi summenzionati), quali il campionato inglese e spagnolo.

Oltre a ciò, ci si deve ricordare che un tempo gli incassi dello stadio coprivano quasi per intero i ricavi delle società, mentre oggi ciò non succede più e gli imprenditori nazionali non hanno saputo tenere il passo di altri paesi in grado di competere meglio ed in maniera più vantaggiosa sul merchandising legato al mondo dello sport più affascinante.

L’aumento rilevante, poi, dei ritmi e del numero di partite che caratterizza soprattutto le squadre più blasonate ha, paradossalmente, ridotto la platea di “aficionados”. Altresì, si è potuto denotare anche una qualità media di ogni match più scadente.

E ancora gli incassi delle TV, un tempo cospicui, non sembrano più abbondanti e ciò agisce, assieme a tutte le concause soprariportate, alla lenta decadenza di quello che un tempo era definito “il campionato più bello del mondo”.

Ne sono dimostrazione, probabilmente, in primis, tutti gli eventi a cui prendono parte campioni immensi del passato, quale Roberto Baggio, amato dai tifosi di ognidove e inviso a molti coach per la sua “incapacità” di inquadrarsi in un ruolo ben definito. Ma anche ogni qualvolta vengono ricordati altri campioni di un tempo che fu come Paolo Rossi, Rivera, Mazzola, il Trio delle Meraviglie del Foggia di Zeman o, finanche, Tentoni, Dettori, Fuser e Bisoli.

Ovviamente anche il calcio attuale esprime atleti di altissimo profilo (Messi e Ronaldo in primis), ma la fisicità, depauperata dell’eleganza di un tempo, giustifica forse la nostalgia per un calcio che difficilmente tornerà.

Giovanni Battista Tessitore

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano